“La trova in cucina, con le mani vuote e ai piedi i cocci di
una tazza di caffè. Li fissa con spenta perplessità, come se non capisse cosa
ci fanno lì; qualcuno avrebbe dovuto sospendere la forza di gravità, sembra
dire la sua espressione, tutte le norme essenziali dell’universo avrebbero
dovuto essere interrotte nel secondo in cui questo ha avuto inizio. L’universo avrebbe
dovuto avvertirla. In qualche modo, in qualche modo, l’universo avrebbe dovuto
avvertirla”.
Middlegame, Seanan McGuire
“Le riusciva
difficile ricordare esattamente dove fosse Avery prima di andarsene. Si era
portato la sua ombra con sé, comportamento che, sebbene Zib non ci avesse mai
riflettuto in quei termini, d’un tratto sembrava indicibilmente scortese. Se
aveva intenzione di tornare avrebbe dovuto lasciare l’ombra lì dov’era, a
rimarcare il posto dove sarebbe stata. Una mano le toccò una spalla. Zib alzò
lo sguardo sulla Cornacchia che la fissava incoraggiante.
«Va tutto
bene» disse. «Tronerà sano e salvo, vedrai.»
«Come fai
a saperlo?» chiese Zib.
«Be’,
perché ci troviamo sulla strada improbabile diretta alla Città Impossibile e,
ora come ora, cosa c’è di più improbabile, o impossibile, che il tuo amico
torni da te?» Il sorriso della cornacchia era luminoso e sincero. «Il fatto che
in pratica non possa in alcun modo succedere è una garanzia che succederà.»
Zib la
osservò per un momento, prima di scoppiare in fragorosi singhiozzi.
Da Oltre il muro che affaccia sul bosco,
di A. Deborah Baker
Middlegame,
Seanan McGuire
Edito
Mondadori – Oscar Vault
Costo 22€
Sono
un’amante di libri complessi, intricati, che rimangono immersi nella nebbia più
fitta quasi sino agli ultimi capitoli, perciò non posso non ritenermi
soddisfatta da questa enigmatica lettura. L’ho trovato un racconto mentalmente,
ma soprattutto emotivamente, stimolante. Io stessa sono rimasta esterrefatta ed
ammaliata dalla moltitudine di temi trattati in sole 528 pagine: dalle
problematiche etiche derivate da alcune ambizioni umane, incarnate dal personaggio
di Reed, all’immensa sofferenza interiore che la solitudine può comportare,
provata soprattutto da Dodger. Perciò non spaventatevi se a inizio lettura
non riuscite a capire tutto e siete in grado di abbozzare esclusivamente un assaggio di
questo mondo: continuate a leggere, a conoscere sia Roger che Dodger, a
ragionare sia su ciò che provano che su ciò che sono e che potremmo
essere anche noi.
In quest’opera non si intrecciano solo linguaggio e matematica, ma anche alchimia, sete di potere, amore fraterno, senso viscerale di mancanza dell’altro e pazienza. Sottolineo pazienza per due ragioni: la prima perché, esattamente come noi - in quanto persone - abbiamo bisogno dei nostri tempi per comprendere e per riflettere sui nostri errori, così Roger e Dodger hanno bisogno del loro di tempo* per crescere e capire loro stessi; la seconda perché ricopre un ruolo fondamentale in quanto necessaria per portare avanti qualsiasi relazione – perfino nel caso in cui ci si possa ‘fondere’ e guardare il mondo con gli occhi dell’altro c’è bisogno di pazienza e voglia di comprendere chi ci sta davanti. E proprio questo continuo richiamo alla difficoltà di mettersi nei panni degli altri è quello che ho trovato più intrigante in assoluto, ciò che potrei definire come Il sogno inconscio dell’umanità: non diventare onnipotenti o delle divinità in Terra, bensì riuscire a vedere il mondo con gli occhi dell’altro e quindi capirlo più a fondo. In modo tale da poter avere non solo un’altra prospettiva ma anche altri colori, altre sfumature, altre luci e soprattutto altre idee - proprio come accade a Roger e Dodger. Ecco cosa potrebbe veramente rendere l’uomo immenso ed ecco cos’ho trovato meraviglioso: la capacità di immergersi nell’altro, non solo in quanto uomo, ma soprattutto in quanto parte dell’universo; non solo per poter ampliare le nostre vedute e poter capire appieno ciò che ci circonda, ma soprattutto per farci conoscere dall’altro, per esprimere ciò che spesso tutti noi, esattamente come Dodger, non riusciamo a comunicare a parole ai Roger della nostra vita. Non è semplice, probabilmente più complicato da raggiungere rispetto all’essenza divina, ma quanto è bello poter dire “Vedere il mondo con i tuoi occhi, con il tuo punto di vista, mi riempie di gioia e mi fa scoprire cose prima impensabili”? In queste pagine c’è molto più della semplice scissione e poi fusione di due modi di essere – matematica e lingua – qui ci sono due vite opposte che cercano di capirsi con delicatezza e dolcezza. Roger e Dodger sono la personificazione di ciò che ognuno ha dentro di noi: una parte, rappresentata maggiormente dall’emisfero sinistro del nostro cervello, che tende alla logica, alla razionalità e al tempo (Dodger) e una parte, rappresentata dal nostro emisfero destro, che è meno dedita al calcolo e più alla poesia e alle metafore (Roger)**. Perciò, nel loro cercare di incontrarsi, di fondersi e accettarsi ho ritrovato anche il mio percorso di crescita: ognuno di noi dovrebbe cercare di abbracciare ogni suo parte. Cos’altro mi ha colpito? La verità che risiede nei continui allontanamenti di Roger e Dodger: non ho potuto fare a meno di associare a Reed la società attuale, che ci vuole divisi, separati e costantemente soli e nega continuamente il Noi, mentre ciò che davvero desideriamo, o perlomeno ciò che io desidero, è il realizzare di avere affianco l’altro, un altro che mi vuole bene, che è disposto a proteggermi e che rende meno mostruosa e grande la solitudine che ci accompagna dalla nascita. Per non parlare di quanto mi abbia commosso il tema dell'amore fraterno: chi, dove e come saremmo ora senza i nostri fratelli o sorelle? Quanto è rassicurante sapere di avere vicino qualcuno di così importante? Questo amore non rimane forse nel posto più immacolato e protetto del nostro cuore?
Inoltre, ci sono tantissimi altri motivi di riflessione e temi trattati: come ad esempio l'emarginazione che sia A. Deborah Baker che Dodger sono costrette a vivere a causa del loro sesso. In conclusione, quello creato e narrato in quest’opera è un mondo complesso, che insegna tanto e non così lontano dalla realtà, e per questo estremamente affascinante. Ve lo consiglio soprattutto se innamorati de Il mago di Oz di L. Frank Baum, Frankenstein di Mary Shelley e Non lasciarmi di Kazou Ishiguro. Mi auguro vi piaccia e che ritroviate in Roger e Dodger un po’ di voi stessi. Buona lettura.
*A lettura ultimata capirete.
**Sì, sono
consapevole della localizzazione a livello dell’emisfero sn del linguaggio; ma
il linguaggio elaborato da Roger è molto di più: è anche poetico e metaforico,
come lui ribadisce più volte.