giovedì 9 luglio 2020

Crepuscolo

“Quando Guthrie e i ragazzi presero la strada di campagna che li avrebbe riportati a Holt, sentivano ancora il bestiame a un miglio di distanza.

Non staranno mica male? Chiese Bobby.

No, stanno bene, rispose Guthrie. Non hanno altra scelta. Succede ogni anno. Pensavo lo sapessi.

Non ci avevo mai fatto caso, disse Bobby. Non l’avevo mai fatto prima.

Mucche e giovenche sono già gravide dei vitellini dell’anno prossimo, disse Guthrie. Se non ci pensassimo noi, dovrebbero svezzare i vitellini quest’anno. Devono rimettersi in forze per la prossima infornata.

Quelle bestie fanno davvero un sacco di rumore, disse Ike. Non sembrano molto contente.

No, rispose Guthrie.

Guardò il figlio, seduto accanto a lui nel furgone che viaggiava sulla strada sterrata in quel luminoso pomeriggio invernale, l’aperta campagna piatta tutto intorno a loro, grigia, bruna, molto secca.

Non lo sono mai, disse. Non riesco a immaginare qualcosa o qualcuno che possa esserne contento. Ma ogni essere vivente a questo mondo prima o poi va svezzato”.

Crepuscolo, Kent Haruf

 

Edito NNEditore

Costo 18

 

Come già si può intuire dal nome o dall’estratto riportato sopra, Crepuscolo tratta temi molto più complessi e a maggiore impatto emotivo rispetto al volume precedente, non solo attraverso personaggi già conosciuti come Victoria, Harold, Raymond o Guthrie, ma anche grazie a nuovi punti di vista, come quelli di DJ, Joy Rae, Richie e Rose Tyler. Ciò che lega queste vite, almeno nella prima parte dell’opera, è la solitudine; una solitudine che all’inizio appare al lettore come quotidiana, quasi banale, con Victoria che inizia una nuova vita, ma che poi assume dimensioni titaniche confondendo e in parte distruggendo l’atmosfera creata in Canto della pianura. Qui il sole inizia davvero a tramontare, facendo così emergere paura, dolore e fragilità. Kent Haruf afferma attraverso Tom Guthrie “Ogni essere vivente a questo mondo prima o poi va svezzato” e in queste 312 pagine sembra lo faccia anche con noi lettori. Ecco perché ho definito Crepuscolo, nel post La trilogia della pianura, come un sentiero brullo, poco riparato e in salita. È un pugno in piena faccia, soprattutto quella di Joy Rae e Richie, e attraverso le sillabe che lo compongono, il lettore cresce, vede quanto la realtà possa essere aspra, dolorosa e quanto in alcune circostanze si possa essere indifesi.

I punti di vista che più mi hanno fatto soffrire sono stati quelli di DJ, Joy Rae e Richie, perché in loro ho trovato riposto sia il peso della vita (possono quasi rivaleggiare con il titano Atlante), sia l’impossibilità di essere ciò che si è, in questo caso dei bambini, e anche l’immenso dolore provocato dall’assenza di un nido, di un posto riparato in cui trovare conforto. Non voglio dilungarmi oltre, soprattutto per evitare qualsiasi tipo di spoiler, per questo concludo dicendo che al di là di queste pagine dure, ci sono comunque attimi di pace e dolcezza, ad esempio quando Raymond viene rassicurato dalla parlantina di Katie (vedi p. 247), che consentono di godere della nitidezza del panorama e della bontà umana. Mi auguro diate un’occasione a questa bellissima trilogia, buona lettura.


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