“«Dov’è il mio cuore?... Oh… dov’è il
mio cuore?» si sveglia di soprassalto sul suo giaciglio, ma non sente alcun
battito, solo un vuoto atroce, come se nel suo corpo si allargasse
prepotentemente la notte, ma senza le stelle e la luna. […] Chi non ha un cuore
che batte non può nemmeno amare. È vivo chi non ama? Non è vivo! Ma allora lui,
Velemir Pep, è morto. Non è altro che un’anima morta. […] Non c’è altra
soluzione dunque, deve ritirarsi dalla vita. […] Prende dunque una vanga e se
ne va sul luogo della sua tragedia, sotto il terribile albero di noce, che si
erge in messo al paesaggio come se potesse restare lì fino alla fine dei tempi.
Non deve scavare a lungo. Una fossa a misura di bambino, lunga appena un
braccio e mezzo, profonda a malapena un braccio. Sospira, si stende nella buca.
Si sistema con cura, poi ascolta il rumore delle briciole di terra che rotolano
giù nella tomba. Insetti corrono tra le rughe del suo viso, lombrichi si attorcigliano
intorno alle sue dita, chiocciole si arrampicano sul suo corpo, e intanto sopra
di lui scintilla azzurro il cielo lontano. Brilla proprio come dopo una forte
pioggia. Guarda le nuvole che nuotano via lentamente, il volo degli uccelli, e
ne ricava piacere. La cosa più bella di questo mondo è che si possa morire,
quando uno vuole morire. […] E proprio mentre sta pensando a quanto sia bello
potersene andare via felice da ciò che gli ha riservato solamente tristezza e
miseria, un’ombra si posa sul suo minuscolo volto rugoso. […] Una faccia seria,
gelida lo sta fissando. […] «Ascolta un po’ nel mio orecchio!» dice seriamente.
Velemir Pep avvicina svogliatamente il suo orecchio a quello dell’uomo dalla
faccia gelata. Sente un piccolo cuore che batte dentro quell’orecchio. «Cos’è?!
Cos’è?!»
«Il battito del tuo cuore, Velemir Pep.»”
La leggenda dei giocolieri di lacrime,
László Darvasi
Edito Il Saggiatore
Costo 32€
Di queste 649 pagine rimane un
peregrinare confuso, di cui non penso di aver colto ogni sfumatura, ma a cui
riconosco la fermezza di aver perseverato e proseguito per terre sconsolate, afflitte
e pietrose. Cinque è il numero dei giocolieri che, col loro carro e le loro
lacrime, percorrono le strade del tempo e sono in grado di portare “la notizia
della sofferenza” o di ridare speranza. Da questi personaggi misteriosi, ognuno
è in grado di ricevere un significato e uno scopo diversi. Il mio è apparso nel
momento esatto in cui i lombrichi, gli insetti e le chiocciole si sono adagiati
sul corpo di Velemir Pep e, ritornando alla terra, ha provato la serenità persa
percorrendo strade già battute e consumate, di cui ciò che resta è polvere altrui.
Eppure, i sensi sono innumerevoli e, mentre ritrovi il battito perso nel meato
acustico altrui, qualcun altro si perde spesso contando i peli della barba di
un Pascià. La notte è lunga e vicino ad un carro che porta il simbolo di una
lacrima è normale sentirsi smarriti e ritrovati al contempo. ‘La leggenda dei
giocolieri di lacrime’ è un viaggio strano, ma non per questo da non
intraprendere.
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