“Jiang la stava preparando ad alcune eventualità, a un insieme di nuovi concetti. Come si fa a spiegare ai bambini cosa sia la forza di gravità prima che questi sappiano cosa significa cadere? Certe cose possono essere apprese tramite la memorizzazione, per esempio i libri di storia o di grammatica. Altre, invece, hanno bisogno di tempo per essere impresse nella mente, per avverarsi in quanto parte imprescindibile dello schema di tutte le cose. Il potere stabilisce ciò che è accettabile e ciò che non lo è, le aveva detto una volta Kitay. Si poteva forse dire lo stesso anche per la trama del mondo naturale?Jiang cambiò la percezione del reale di Rin. […] Imparò a non rinnegare le cose che Jiang le mostrava solo perché erano incompatibili con la sua precedente percezione. […]
«Cosa si intende con la parola dèi?» domandò Jiang. «Perché abbiamo gli dèi? A cosa serve un dio nella società? Analizza queste questioni. Trova le risposte.» […]
I concetti
separati nella mente di Rin si connessero a formare una rete che sembrava
essere sorta dal giorno alla notte. Le basi che Jiang aveva gettato, ora
acquisivano significato completo e assoluto. […]
Jiang la guardò di sbieco. «Sai cosa significa la parola enteogeno?» Lei scosse la testa. «Indica la genesi della divinità interiore» disse lui. Jiang allungò la mano e la toccò con la punta del dito nello stesso punto sulla fronte. «La fusione tra dio e uomo.»
«Ma noi non siamo dèi» rispose lei. […] «Che differenza c’è tra dio interno ed esterno? Qual è la differenza tra l’universo racchiuso nella tua mente e quello esterno?»”
La guerra
dei papaveri, R. F. Kuang
Edito
Oscar Vault
Costo 22€
La narrazione de La guerra dei papaveri ha inizio con lo svolgimento da parte della protagonista, Rin (un’orfana di guerra, affidata alle cure di una fredda famiglia implicata nella distribuzione illegale di oppio), di un esame fortemente selettivo, il kējǔ, il cui superamento le consentirebbe di allontanarsi dalla condizione di sfruttamento in cui è cresciuta e di rifiutare il matrimonio combinato a cui è stata costretta, per poter plasmare da sola, o quasi, la propria esistenza. Così, da una situazione apparentemente ordinaria, si viene introdotti nel continente del Nikam, il cui passato, caratterizzato dall’alternarsi di periodi di pace dall’equilibrio precario ad altri sanguinosi e turbolenti, e il cui presente sono tutt’altro che banali.
Nell’epoca in cui sono narrate le vicende, la regione è suddivisa in 12 province, ciascuna amministrata da un signore della guerra, unificate sotto il governo dell’Imperatrice, conosciuta anche – per via dei poteri conferitegli dagli dèi - come la Vipera. Nel corso dei secoli, infatti, si è cercato di raccogliere le varie aree sotto la guida di un’unica figura per evitare non solo i conflitti interni, ma soprattutto per poter contrastare efficacemente le mire espansionistiche della Federazione di Mugen, sita in un’isola adiacente al continente. Durante il periodo di crescita e formazione di Rin, riuscita a superare il kējǔ e ad entrare all’Accademia (la scuola militare più prestigiosa del Nikam), rincominciano i conflitti tra le due potenze (Nikam e Mugen). Eppure, è riduttivo relegare la trama di questo volume al semplice inasprirsi dei conflitti tra i due paesi; infatti, come si evince dall’estratto riportato sopra, il leitmotiv dell’opera è rappresentato dal bisogno di porsi domande in tutti gli ambiti e malgrado le proprie convinzioni del momento. Noi tutti dovremmo concederci del tempo per ampliare le nostre visioni, per ragionare su credenze e comportamenti spesso dati per scontati, anche quando pensiamo di essere giunti alla rivelazione finale, alla verità assoluta. Perciò, risulta difficile definire e descrivere chiaramente tale volume: i temi affrontati non sono mai netti e unici, si confondono e sfumano l’uno nell’altro. A dimostrazione di ciò, riporto il seguente passo:
“Di
sicuro, ce l’avrebbe fatta a rimettersi in pari. Ma quel problema si sarebbe
ripresentato tutti i mesi. Ogni dannato mese il suo utero si sarebbe lacerato,
l’avrebbe lasciata in balia di impeti d’ira e l’avrebbe resa gonfia,
impacciata, rintronata e, cosa peggiore di tutte, debole. Poco da stupirsi che
le donne di rado restassero alla Sinegard. Doveva sistemare questa faccenda”.
Rin, giunta da un ambiente rurale e poco scolarizzato, si trova per la prima volta alle prese con un fenomeno fisiologico – le mestruazioni -- di cui fondamentalmente non sa nulla ed inizia a riflettere sulle implicazioni che questo avrà sulla sua vita, sul suo addestramento e sulla sua carriera. La ricerca di una via di fuga raccoglie in sé sia il bisogno di allinearsi agli standard maschili, sia l’enorme problema della disinformazione e la necessità di una formazione sessuale (anche nel mondo reale persiste la quasi totale ignoranza su tali questioni), sia il problema dell’irreversibilità di alcune scelte. Non mi discosto dalla soluzione da lei trovata (che non cito per evitare spoiler), perché so quanto possa essere invalidante il ciclo mestruale (non solo a livello fisico – crampi – ma soprattutto a livello mentale – stanchezza, debolezza, confusione ecc), ciononostante mi dispiace sia stata costretta (tutti vogliamo assicurare il nostro futuro) ad una scelta così drastica e dolorosa, senza prendere in considerazione eventuali ripensamenti. Ecco cosa mi ha colpito: la richiesta di continui sacrifici da parte del corpo femminile, non solo in quest’opera fantasy ma anche nella vita di tutti i giorni, come se fossero scontati, normali e necessari.
Un altro estratto interessante è il seguente:
Ed il senguente:
“«Mi chiedo che aspetto abbiano i soldati federati» disse Kitay mentre scendeva dalla montagna per procurarsi armi affilate all’armeria. «Hanno braccia e gambe, suppongo. Forse anche una testa.» «No, intendo, a chi somigliano?» chiese Kitay. «Ai nikariani? Tutti gli abitanti della Federazione provengono dal continente orientale. Se non sono come gli esperiani, allora devono avere una faccia in qualche modo normale.» Rin non capiva che importanza potesse avere. «E cosa c’entra?» «Non vuoi vedere che faccia ha il nemico?» chiese Kitay. «No, non voglio» rispose lei. «Perché in quel caso potrei considerarli umani. Ma non lo sono. Stiamo parlando della gente che durante l’ultima invasione dava l’oppio ai bambini di due anni. Della gente che ha massacrato gli speerliani.» «Forse sono più umani di quanto pensiamo» disse Kitay”.
In
conclusione, se volete immergervi in un fantasy entusiasmante dal profumo dolciastro di oppio e in un mondo in
cui le arti marziali sono fondamentali, in cui alcune divinità cercano vendetta
attraverso gli uomini e in cui esiste un luogo chiamato Chuluu Korikh, allora siete
nel posto giusto. Buona lettura.
Ringrazio infinitamente @attimidiprosablog per aver organizzato l'evento, la OscarVault per averci concesso il libro in anteprima e i miei compagni d'avventura @metanfetalibri e @laragazzacalabrese
I link per accedere ai loro blog sono i seguenti:
www.attimidiprosablog.blogspot.com
www.laragazzacalabrese.blogspot.com
www.appuntidiunlettorecompulsivo.blogspot.com
(foto mia) |
Ogni volta mi lasci senza parole con le tue analisi! Bellissima la riflessione sul passaggio in cui Rin scopre le mestruazioni: purtroppo ancora oggi è un tabù per moltissimi e ho apprezzato che l’autrice lo abbia sottolineato. Nel complesso, uno dei libri più belli e significativi letti quest’anno!
RispondiEliminaAnche per me! Forse il migliore fantasy dell'anno... fuori dagli schemi e pieno di spunti di riflessione. Io ti ringrazio per essere passata e averla letta ❤️
EliminaUn esordio pazzesco per una giovane autrice, che non conoscevo. Mi è piaciuto che hai sottolineato la forte impronta "femminile" di alcuni passaggi e dei quali non potrò mai realmente comprenderne il significato essendo un uomo. Sono stati trattati con delicatezza nonostante l'impronta cruda che caratterizza il libro. Sono d'accordo con voi nel dire che è uno dei migliori fantasy dell'anno!
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