“Osservai il deserto di acque selvagge, guardai i salici sussurranti, sentii i colpi incessanti del vento instancabile; ognuno di loro, a modo suo, risvegliò in me quella sensazione di strano disagio. Ma i salici in modo particolare, che continuavano a chiacchierare e parlare tra di loro, ridevano un po’, poi stridevano, a volte sospiravano – ma il motivo per cui facevano tutte queste cose apparteneva al segreto della vita e della pianura che abitavano. Era alieno al mondo che conoscevo io, o a quello selvaggio ma gentile degli elementi. Mi facevano pensare a degli esseri di un altro livello di vita, un’altra evoluzione, forse, che discutevano di un mistero di cui solo loro erano a conoscenza. Li guardavo muoversi tutti insieme, scuotere le teste folte, roteare miriadi di foglie anche quando non c’era vento. Si muovevano di propria volontà, come se fossero vivi, e toccavano, in qualche modo incomprensibile, il mio acuto senso di terrore.”
I salici, Algernon Henry Blackwood
Edito ABEditore
Costo * ringrazio infinitamente @attimidiprosablog per questo gesto
inaspettato e profondamente gradito
I salici è un racconto che
vede due compagni di viaggio (più nello specifico, di canoa) perdersi tra le
atmosfere suggestive, affascinanti e – al tempo stesso – cariche di suspence e
di inquietudine, create dal connubio tra le placide acque del Danubio e la
malleabile terra su cui poggia un vasto mare di basse siepi di salici: la
zona in cui si snodano le vicende è contrassegnata sulla mappa dalla parola Sumpfe,
ovvero paludi. Il solo accenno al luogo che i due compagni si trovano ad
attraversare, può far capire quali scenari osserveremo in queste 141 pagine. Eppure,
risulta comunque difficile spiegare quanto sia stato intrigante, elettrizzante
e coinvolgente ritrovarsi accampati in un isolotto circondato da acqua
stagnante, dal sole calante e dalla luna crescente e da una miriade di
spettatori, attenti ad ogni nostro gesto, ad ogni nostro respiro. In aggiunta, ciò
che più mi ha lasciata appagata da questa lettura, sono state alcune
riflessioni – fatte con molta cautela – che, sebbene elaborate in una
situazione estrema, possono essere applicate alla vita di tutti giorni, in
particolar modo alle nostre paure di tutti i giorni e ai nostri traumi: “«Ma hai
ragione su una cosa,» aggiunse, prima di far cadere l’argomento «ovvero che
saremmo più saggi a non parlarne, o addirittura a non pensarci, perché quello
che uno pensa trova espressione nelle parole, e quello che uno dice poi accade.»”.
Quante volte abbiamo cercato di eliminare un ricordo o una sensazione evitando
di parlarne? Davvero le nostre parole e i nostri pensieri hanno un potere così
grande? Dobbiamo davvero stare attenti a ciò che desideriamo o pensiamo, perché
rischia di avverarsi? Concludo menzionando i bellissimi disegni che
accompagnano la lettura, rendendo le parole ancor più suggestive, e la curatissima
traduzione che rende questo viaggio ancora più intenso. Mi auguro lo leggiate,
buona lettura.
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