mercoledì 3 marzo 2021

I salici

 “Osservai il deserto di acque selvagge, guardai i salici sussurranti, sentii i colpi incessanti del vento instancabile; ognuno di loro, a modo suo, risvegliò in me quella sensazione di strano disagio. Ma i salici in modo particolare, che continuavano a chiacchierare e parlare tra di loro, ridevano un po’, poi stridevano, a volte sospiravano – ma il motivo per cui facevano tutte queste cose apparteneva al segreto della vita e della pianura che abitavano. Era alieno al mondo che conoscevo io, o a quello selvaggio ma gentile degli elementi. Mi facevano pensare a degli esseri di un altro livello di vita, un’altra evoluzione, forse, che discutevano di un mistero di cui solo loro erano a conoscenza. Li guardavo muoversi tutti insieme, scuotere le teste folte, roteare miriadi di foglie anche quando non c’era vento. Si muovevano di propria volontà, come se fossero vivi, e toccavano, in qualche modo incomprensibile, il mio acuto senso di terrore.”

I salici, Algernon Henry Blackwood

 

Edito ABEditore

Costo * ringrazio infinitamente @attimidiprosablog per questo gesto inaspettato e profondamente gradito

 

I salici è un racconto che vede due compagni di viaggio (più nello specifico, di canoa) perdersi tra le atmosfere suggestive, affascinanti e – al tempo stesso – cariche di suspence e di inquietudine, create dal connubio tra le placide acque del Danubio e la malleabile terra su cui poggia un vasto mare di basse siepi di salici: la zona in cui si snodano le vicende è contrassegnata sulla mappa dalla parola Sumpfe, ovvero paludi. Il solo accenno al luogo che i due compagni si trovano ad attraversare, può far capire quali scenari osserveremo in queste 141 pagine. Eppure, risulta comunque difficile spiegare quanto sia stato intrigante, elettrizzante e coinvolgente ritrovarsi accampati in un isolotto circondato da acqua stagnante, dal sole calante e dalla luna crescente e da una miriade di spettatori, attenti ad ogni nostro gesto, ad ogni nostro respiro. In aggiunta, ciò che più mi ha lasciata appagata da questa lettura, sono state alcune riflessioni – fatte con molta cautela – che, sebbene elaborate in una situazione estrema, possono essere applicate alla vita di tutti giorni, in particolar modo alle nostre paure di tutti i giorni e ai nostri traumi: “«Ma hai ragione su una cosa,» aggiunse, prima di far cadere l’argomento «ovvero che saremmo più saggi a non parlarne, o addirittura a non pensarci, perché quello che uno pensa trova espressione nelle parole, e quello che uno dice poi accade.»”. Quante volte abbiamo cercato di eliminare un ricordo o una sensazione evitando di parlarne? Davvero le nostre parole e i nostri pensieri hanno un potere così grande? Dobbiamo davvero stare attenti a ciò che desideriamo o pensiamo, perché rischia di avverarsi? Concludo menzionando i bellissimi disegni che accompagnano la lettura, rendendo le parole ancor più suggestive, e la curatissima traduzione che rende questo viaggio ancora più intenso. Mi auguro lo leggiate, buona lettura.




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