L'anguilla-angoscia non capitola mai davvero. La porti rannicchiata dentro di te, di quando in quando la senti muoversi, e una contrazione del cuore ti ricorda che può colpire di nuovo, con la tirannia invisibile delle creature dell'anima.”
Suoni ancestrali, Perrine Tripier
Edito Edizioni E/O
Costo 18,50€
Il caso ha voluto leggessi ‘Suoni ancestrali’ di Perrine Tripier poco dopo aver concluso ‘Una stanza tutta per sé’ di Virginia Woolf.
Uno strano circuito cerebrale mi ha proiettato dentro ‘Jane Eyre’, nel momento esatto in cui Jane parla del filo invisibile che la lega al cuore di un'altra creatura.
Il filo, però, nel mio caso mi ha tenuta legata ad un'infinità di generazioni di donne di cui sono rimasti pochissimi ricordi.
Legata, impossibilitata a non vedere, ho capito cosa voglia dire essere figlia di un sesso a cui è stata negata la storia, le tradizioni scritte, le scoperte tramandate attraverso pezzi di carta, le nozioni che intercorrono tra 10 grammi di lievito e “Attenta! 300 anni fa un'altra donna si è già ritrovata nella tua stessa situazione”.
La tradizione orale, per quanto poetica, ha il brutto vizio di sfilacciarsi nel tempo: 600 grammi di farina, potrebbero diventare 900 grammi di zucchero.
Ogni tanto, ripenso alle scemenze e storie buffe che escono fuori quando io e mia sorella ci ritroviamo a parlare e un pensiero si fa strada nel mio essere: ci siamo già state? Siamo già state su questo mondo, senza poter esprimere per iscritto il nostro sconforto adolescenziale su un diario? Chi eravamo? Quanta saggezza e stupidità inespresse siamo riuscite ad accumulare?
È strano dover studiare millenni di storia al maschile: deforma lo scheletro.
Rimane un arto fantasma sconosciuto che avrebbe potuto cambiare la direzione della nostra esistenza, anche se è confortante sapere di aver lottato.
Un ringraziamento immenso a Perrine Tripier e Virginia Woolf per aver cercato di costruire un ponte con le nostre antenate.
Nessun commento:
Posta un commento