domenica 15 ottobre 2023

Upgrade

 “Non parliamo di Shenzhen o di ciò che le locuste stanno facendo alle risaie. Raramente la mamma è nostalgica, ma stasera costituisce un’eccezione.
Mi domanda dei miei momenti preferiti trascorsi qui.
Condivide perfino alcuni dei suoi.
E poi mi dice qualcosa che anche la mia mente comune non mi ha mai permesso di dimenticare: «La vita non va mai davvero nel modo che desideri o che ti aspetti. Di solito, anche ottenere esattamente ciò che vuoi si rivela non essere ciò che volevi sul serio. Quindi, figlio mio, se mai troverai un frammento di felicità e pace, sii solo grato e vivi. Non chiedere di più, perché un frammento è più di quanto la maggior parte delle persone riesca mai a trovare.»
«È quello che hai fatto?» domando «Hai chiesto di più?»
Non scorderò mai il modo torvo in cui mi ha guardato attraverso il tavolo. […]
C’è della ferocia nel modo in cui mi trattiene, come se fosse abbarbicata a qualcosa che sta scivolando inesorabilmente via.”
Upgrade, Blake Crouch
 
Edito Fanucci
Costo 16€
 
 
Secondo la mitologia greca, Prometeo ed Epimeteo sono i fratelli titani le cui scelte segneranno la nascita e la sorte della specie umana. Alle origini del mondo, Zeus diede l’incarico a Prometeo di forgiare l’uomo e ad Epimeteo quello di distribuire agli esseri viventi un numero limitato di ‘buone’ qualità.
Prometeo, colui che riflette prima, plasmò l’uomo dal fango e lo animò con il fuoco, dimostrandosi all’altezza del compito assegnatogli; al contrario, Epimeteo, colui che riflette dopo, distribuì i doni senza criterio e ordine, lasciando l’uomo indifeso e privo di qualità.
Così, il primo fratello, angosciato dallo squilibrio venutosi a creare, si ritrovò costretto a sottrarre agli dèi intelligenza, memoria e fuoco per aiutare l’umanità.
La punizione a cui andrà incontro per essersi ribellato sarà esemplare e porterà Epimeteo, dispiaciuto per la sua sorte, a sposare Pandora. Pandora, donna mortale creata da Zeus per punire l’umanità, è colei che per curiosità aprirà il vaso contenente tutti i mali e li riverserà sul mondo, provocando l’inizio delle sciagure del genere umano.
Il filo conduttore capace di unire Upgrade a questo antichissimo mito lo si ritrova nel bisogno, che traspare in tutte le 312 pagine del romanzo, di interrogarsi circa il diritto dell’uomo di auto-plasmarsi e di ribellarsi alle leggi naturali, rivoluzionando e soverchiando la sua stessa essenza.
Nel futuro proposto da Blake Crouch, infatti, si è enormemente progrediti nel campo dell’ingegneria genetica, sicché gli scienziati sono in grado di manipolare il genoma di ciascun individuo e di apportare significativi cambiamenti biologici.
In particolare, nel romanzo risultano fondamentali le scoperte e le ricerche della dott.ssa Miriam Ramsay; il suo più grande contributo è stato quello di aver sviluppato lo Scythe, un meccanismo di modifica genetica in grado di essere ereditato dalla prole. Perciò, nell’era post-Scythe, vi è la possibilità di introdurre modifiche genetiche trasmissibili alle generazioni future, alterando radicalmente la variabilità interindividuale – nel bene e nel male.
Le applicazioni di tale meccanismo sono innumerevoli e non si limitano all’essere umano. Pertanto, anche la sorte e i caratteri di piante, animali e batteri possono essere manipolati e adattati alle esigenze e i capricci del momento.
Eppure, nonostante la sete di grandezza e lo sviluppo di calcoli il più precisi possibile, il sistema Universo in cui avvengono le ricerche e le misurazioni è aperto e le variabili infinite. Anche la più piccola deviazione è in grado di sconvolgere i piani: ciò che compone un organismo è spesso un passo avanti l’organismo stesso e i fili che lo muovono sono così fitti e ingarbugliati da renderne difficile l’identificazione.
Così, Upgrade si profila come una commistione di fantascienza, thriller e filosofia con una particolare attenzione ai rapporti umani. Logan Ramsay, figlio della dott.ssa Ramsay, proverà sulla sua pelle - o meglio sul suo genoma - i cambiamenti indotti da un potenziamento genetico trasmesso tramite vettore virale. 

Il più grande insegnamento coltivato in queste pagine è quello di non commettere mai l’errore di sopravvalutare e catalogare come inutile qualsiasi elemento del mondo. Lo stesso DNA – erroneamente – denominato spazzatura svolge importantissime funzioni di modulazione ed è implicato in quelle modifiche epigenetiche svincolate della sequenza di nucleotidi. Infatti, l’essere umano ha la triste tendenza a considerare superfluo ciò che non comprende, perdendo così la possibilità di integrare e accogliere dettagli importanti. L’arroganza è il più grande ostacolo al sapere e spesso, pur di preservarla, la si scambia per intelligenza. Di conseguenza, non vi è più la necessità di percepire ragione ed emozione come antitetiche, bensì come due facce della stessa medaglia: l'essere umano.

Un testo interessantissimo sia dal punto di vista scientifico che etico, capace di sollevare quesiti fondamentali. Ringrazio di cuore Fanucci per la copia omaggio.



domenica 25 giugno 2023

Il monastero

"Finalmente, con uno sforzo immane, cavandosi di bocca le parole a fatica, disse: 
- Qui Dio è nudo. Io non voglio vedere Dio nudo.
Alle Solovki Dio è nudo. Non lo voglio più. Mi imbarazza.
...Ricadde nel proprio corpo, tornò in sé, capì di aver visto non Dio, ma il proprio padre - nudo - e di aver parlato di lui.
Chiuse con forza gli occhi, nascose il mento nella giacca, sprofondò di nuovo nella propria semincoscienza.
Era inquieto, nervoso.
Dio è il padre. Io il padre l'ho ucciso, e ora per me non c'è più Dio. Ci sono solo io, il figlio. Sono lo Spirito Santo di me stesso.
"...Finché c'è il padre, dalla morte ti nascondi dietro la sua schiena. Morto il padre, esci allo scoperto, uno contro uno... e vai... dove? Da Dio? Comunque vai. E io, ecco, io ho spinto via dalla mia strada il padre e sono uscito allo scoperto - e dov'è chi mi verrà incontro? Ehi, chi c'è? C'è qualcuno?"
Si mise in ascolto attraverso l'impenetrabile sonno notturno: nessuno.
"Dio non tormenta. Dio abbandona per sempre. Torna da me, Signore. Uccidimi, ma torna."
Aprimi le porte del pentimento, Signore sorgente di vita.
Silenziosa apparve una mano, un enorme dito - e schiacciò una cimice."

Il monastero, Zachar Prilepin

Edito Voland
Costo 25€

Vi sono luoghi, privi di segnaletica, muri o sbarramenti, che danno accesso a un frammento della natura umana invisibile altrove. Le Isole Solovki emergono dalle acque del Mar Bianco e, una volta divenute sede del primo campo di lavoro sovietico – denominato SLON, erigono i propri confini rispetto al resto dell’umanità e del mondo. Qui, a partire dal 1920 fino al 1939, sbarcano migliaia di detenuti politici e comuni costretti a condizioni di vita disumane e massacranti. Così, in una piccola e inospitale lingua di terra su cui sorge un antico monastero, si riversano una moltitudine di corpi e menti, ciascuna alla deriva sul proprio banco di ghiaccio, prostrata dal lavoro, dalla fame e dal gelo. Sin dall’inizio del racconto, Artëm, il giovane protagonista condannato ad una pena detentiva di tre anni, è impegnato nella ricerca di un equilibrio fra la sua esistenza e la nuova realtà circostante. Tra raccolte di bacche, gerarchie instabili, acque gelide e compagni da amare o temere, affiora il ritratto di un essere umano integro, sincero e protetto dall’Universo che muove i suoi primi passi su un sentiero di neve candida. Ben presto, però, la carne verrà artigliata e sfregiata dai rovi, il primo sangue verrà versato e, a pochi chilometri dal traguardo, l’impulso di voltarsi indietro prevarrà sul resto: ciò che si rivela alla vista, non è più un paesaggio fiabesco, innevato ed intonso, bensì un terreno ricoperto da fanghiglia, corpi scossi dai brividi e colorati da ematomi e uno sterminato senso di solitudine e abbandono. Così, in queste 799 pagine, si compie l’inesorabile trasformazione e crescita di un ragazzo in un uomo e, allo stesso tempo, anche la natura acquisisce un volto e dei lineamenti diversi: più affilati, denutriti e feroci. 
'Il monastero' è una stanza sovraffollata, fredda e piena di spifferi, dove l’unico modo per sopravvivere è quello di venire schiacciati ed essere riconoscenti per quel poco calore sprigionato nel mentre. Eppure, nonostante il dolore, è anche un luogo dove crescono affetti, amicizie e piccoli gesti inaspettati.

Rimane, a distanza di mesi, una delle migliori letture fatte da gennaio 2023. 
Oggi hanno inizio gli sconti del 20% su buona parte del catalogo Voland e non posso fare a meno di consigliarlo.




sabato 17 dicembre 2022

Schiaccianoci e il Re dei Topi

 "Solo allora, alzando lo sguardo, Marie notò l'imponente portale che sorgeva davanti a loro, a pochi passi dal punto in cui si trovavano. Quello che a prima vista sembrava marmo bianco con eleganti venature marroni e ambrate, si rivelò ben presto come un unico, gigantesco blocco di candide mandorle confettate e uvetta passita. [...] Un odore inebriante l'avvolse all'improvviso, non appena giunsero al boschetto che si apriva su ambo i lati del sentiero e che, sotto l'intreccio scuro del fogliame, sfavillava di una miriade di frutti d'oro e d'argento appesi a piccioli colorati, mentre i tronchi e i rami degli alberi, avvolti in nastri lucenti e abbelliti da mazzolini di fiori, parevano sposi felici circondati dai loro festanti invitati. Il profumo d'arancio aleggiava tutt'intorno e come uno zefiro leggero frusciava lieve tra le foglie e faceva tintinnare le decorazioni dorate e argentate, che al suono di quella musica giocosa si muovevano in una danza di mille lucine sfolgoranti. 
«Com'è bello, qui!» esclamò Marie estasiata.
«Ci troviamo nel Bosco Natalizio, preziosa demoiselle» la informò Schiaccianoci.
«Possiamo rimanere ancora un po'? Mi piace questo posto.»"

Schiaccianoci e il Re dei Topi, E.T.A. Hoffman - illustrato da Iacopo Bruno

Edito Rizzoli
Costo 22€

'Schiaccianoci e il Re dei Topi', illustrato da Iacopo Bruno, si rivela essere un testo di un'eleganza, delicatezza e tenerezza fuori dal comune. A renderlo speciale, oltre l'espressività dei personaggi catturati nei più significativi passaggi del racconto, sono sicuramente i caldi e vivi colori, impiegati col proposito - ben riuscito - di creare un'atmosfera incantata ed eterea. Marie, la piccola protagonista del racconto, fa sfoggio di una lucente chioma rosata, capace di catturare lo sguardo e la fantasia del lettore: chi non vorrebbe, dopo averla ammirata, correre dal parrucchiere per richiedere la sua stessa tonalità di capelli?
Lo Schiaccianoci, al contrario, con la sua figura un po' sgraziata ma pur sempre delicata, infonde un senso di giustizia e coraggio tali da far dimenticare le sue enormi e spaventose fauci spalancate, dimostrando così come anche i più piccoli possano riscattarsi e avere la loro parte nella storia.
Eppure, i personaggi rappresentati non finiscono qui: il re dei topi con sette teste, piccoli omini di pan di zucchero, soldatini impegnati in lotte sanguinose, cavalieri sopra indomiti destrieri e ambigui orologiai, sono solo alcuni degli esempi proposti. Così, a emergere da queste 120 pagine, è un mondo affascinante, curato nei minimi dettagli, dove realtà e fantasia creano un connubio perfetto.
I miei più sinceri complimenti vanno a Iacopo Bruno, per aver reso ancora più affascinante una storia già di per sé indimenticabile.
Ringrazio Rizzoli per la copia omaggio.
Buona lettura.




lunedì 12 dicembre 2022

Vorrh

"I giovani se ne sono andati in città e all'estero come schiavi. Scavano sottoterra in cerca di fossili sopportando il caldo torrido per conto di altri. Vivono in baracche velenose, molti si ammalano di cancro per le sostanze chimiche. Sono automi incatenati dall'industria a cui non serve un'identità, una lingua o una famiglia. I risparmi vengono contati per pagarsi la fuga. Alcuni tornano nei campi per aiutare i vecchi e gli infermi a sollevare il secchio ammaccato e la zappa; altri cercano di tornare come principi, comprano case costose e anonime nei villaggi fatiscenti in cui sono nati. Falliranno, e i loro figli e la terra gli si rivolteranno contro aumentando la stanchezza già vibrante. I solchi strascicati dei loro sforzi si cancellano sotto i miei passi mentre attraverso le poche vestigia rimaste della comunità."

Vorrh, Brian Catling

Edito Safarà Editore

Costo 25€

Un arco e una freccia, ricavati dai tendini e dai muscoli di una veggente nata nel cuore dell'Africa e da poco defunta, fremono e indicano inesorabilmente - a colui che li impugna - il nucleo di una foresta africana antica, viva, senziente, misteriosa e, per lo più, inaccessibile al genere umano: il Vorrh.
Ai margini di quest'ultimo, si profila una città - denominata Essenwald - edificata e controllata dai coloni britannici, con l'obiettivo di consentire e facilitare il disboscamento di una parte di esso.
In questo territorio, conteso tra i nativi che ribadiscono la sacralità della regione e i coloni alla ricerca di qualsiasi mezzo utile per aumentare la produzione di legname, confluiscono personaggi imprevedibili, inverosimili e ambigui: un ciclope allevato da macchine di bachelite (i Klin), un fotografo* vuoto e malato, un antico guerriero oppostosi al colonialismo, una donna cieca che riacquista miracolosamente la vista, l'Adamo biblico che avrebbe trovato rifugio al centro della foresta e i Limboia, coloro che hanno perso consapevolezza di sé per essere stati troppo tempo a contatto con il Vorrh. 

*"Edward Muggeridge era un uomo vuoto. Era nato così. Una macchina fotografica senza diaframma. Chiuso in se stesso nella speranza che nessuno intuisse la massa buia che si agitava dentro di lui. Faceva di tutto per trasmettere un ritratto preciso di sé, cambiando la propria lastra se era convinto di aggiungere dignità e solennità alla sua persona."

Ciascuno di essi è attratto dal fitto groviglio di piante che si estende oltre i confini della città e, proprio da ciò, si evince quale sia la vera protagonista del racconto: un'essenza sconosciuta, che risiede nel fitto bosco ed è in grado di penetrare nelle menti degli esseri umani, confondendo e alterando lo spazio e il tempo e rendendo così impossibile la sua conquista. L'unico punto di contatto tra tale essenza e l'uomo, sembrano essere i Limboia: all'apparenza confusi, ottusi e privi di volontà, si risvegliano e riacquistano interesse alla vista di feti abortiti o nati morti.
Inaspettatamente, attraverso il tocco di questi esseri, verrà alla luce l'Orm:

"L'Orm viveva e operava tra i Limboia. Si trovava a suo agio nella loro vacuità, si nascondeva nella loro assenza al punto che nessuno sapeva cosa fosse: quando era necessario il suo intervento, veniva inviato un messaggio a tutti loro. [...] Dicevano che il suo cervello fosse nero e duro come granito, a differenza della poltiglia che si agitava nel cranio grande come una noce degli altri Limboia".

Vorrh si dimostra essere, così, un romanzo polifonico capace di inglobare elementi surreali, che invitano il lettore ad abbandonare la comune esperienza sensoriale e ad adottarne una nuova, più profonda e più sensibile ad altri aspetti del reale: "La vista la faceva sentire sola, e prima non lo era mai stata". 





 

mercoledì 10 agosto 2022

Anima

“Ricordo il loro calore, ricordo di aver stretto tra le braccia la testa di una giumenta come se fosse stata mia madre, ricordo di averla chiamata “Mamma, mamma!”, di averla baciata, di averla supplicata di non lasciarmi solo, e poi di aver trovato, in quel suo sangue che bevevo per dissetarmi, nella sua presenza, ma anche in quella delle mosche, dei lombrichi, dei pidocchi e delle termiti che sentivo sul mio corpo, una dolcezza, un affetto, una pietà, Dio mio, una pietà che, davvero, mi hanno salvato. Ricordo il mutismo, il mutismo di tutte quelle bestie che avevano appena subito qualcosa di spaventoso con cui non c'entravo niente, ricordo di aver cominciato a parlare per loro, mettendo le mie parole nelle loro bocche, dicendo ad alta voce il loro pensiero, dicendo ad alta voce il loro terrore, ho dato a quegli animali le poche parole che conoscevo, le parole di un bambino impaurito, e loro non mi hanno abbandonato. Ricordo tutto questo, quei momenti precisi, ma niente prima o dopo, ricordo solo quel durante, un durante animale”.

Anima, Wajdi Mouawad


Edito Fazi

Costo 18,50 €

Temo di non possedere le parole adatte per descrivere il capolavoro trovato in queste pagine. Così come, allo stesso tempo, nessuno mi avrebbe potuto anticipare o convincere della bellezza, del dolore e della potenza che vi avrei trovato. Risulta difficoltoso anche collocarlo in un genere letterario prestabilito: si muove, non si lascia afferrare.
Vibra, corre, striscia e spicca il volo esattamente come i personaggi che lo popolano e lo raccontano.
Ricordo, però, il primo pensiero elaborato una volta letta e abbracciata con lo sguardo l’ultima pagina: “Finalmente”.
Così, anche oggi, ripeto: finalmente un libro degno di essere letto.
Tra le mie mani, infatti, c’è un’opera che si insinua nei pertugi più angusti e oscuri dell’animo umano, li esplora e li rischiara.
Anima, si lega indissolubilmente al lettore, costringendolo a guardare il Wahhch Debch, il Mostruoso Brutale, risorto dalle ceneri dell'odio, della guerra fratricida, della vita infranta e torturata ripetutamente. Anima è un viaggio che da vita a vita, passando per diverse riserve indigene, tante specie e arrivando all'essenza dell'uomo, si trascina dal Québec (Canada) fino al Libano. Due posti, lontani, diversi e inconciliabili, uniti dal sangue rappreso che macchia, innaffia e profana il suolo su cui si ergono. Un uomo, accompagnato dal suo Totem, li libererà con la disperazione dei suoi passi.
Buona lettura.


domenica 26 giugno 2022

La campana di vetro

 "Mi sentivo come un cavallo da corsa in un mondo senza ippodromi, o come un campione di calcio dell'università che si trova tutt'a un tratto di fronte a Wall Street e al doppiopetto grigio, i suoi giorni di gloria ridotti alle dimensioni di una piccola coppa d'oro sulla mensola, con su incisa una data, come una lapide di cimitero.
Vidi la mia vita diramarsi davanti a me come il verde albero di fico del racconto.
Dalla punta di ciascun ramo occhieggiava e ammiccava, come un bel fico maturo, un futuro meraviglioso. Un fico rappresentava un marito e dei figli e una vita domestica felice, un altro fico rappresentava la famosa poetessa, un altro la brillante accademica, un altro ancora era Esther Greenwood, direttrice di una prestigiosa rivista, un altro era l'Europa e l'Africa e il Sud America, un altro fico era Constantin, Socrate, Attila e tutta una schiera di amanti dai nomi bizzarri e dai mestieri anticonvenzionali, un altro fico era la campionessa olimpionica di vela, e dietro e al di sopra di questi fichi ce n'erano molti altri che non riuscivo a distinguere. 
E vidi me stessa seduta sulla biforcazione dell'albero, che morivo di fame per non saper decidere quale fico cogliere. Li desideravo tutti allo stesso modo, ma sceglierne uno significava rinunciare per sempre a tutti gli altri, e mentre me ne stavo lì, incapace di decidere, i fichi incominciarono ad avvizzire e annerire, finché, uno dopo l'altro, si spiaccicarono a terra ai miei piedi."

La campana di vetro, Sylvia Plath

Edito Mondadori
Costo 10€ 

Qualcosa nell'aria che respiriamo o nell'acqua che beviamo o negli abbracci che riceviamo, è in grado di comunicarci quanto sia difficile - se non addirittura impossibile - avere una vita piena, felice, appagante e variegata per chiunque si discosti - anche solo infinitesimamente - dal ruolo che gli è stato assegnato alla nascita. Eppure, sin dalla più tenera età, abbiamo osservato il nostro corpo e scandagliato la nostra mentre e siamo giunti alla conclusione che le nostre forme - fisiche e mentali - non rientrano nelle vite-stampo preconfezionate. Naturalmente, c'è stato un momento, o forse più di uno, in cui avremmo voluto che entrambe le spalle ed anche una caviglia si slogassero, pur di rientrare negli accettabili confini proposti; poi, però, ci siamo dati degli sciocchi: la slogatura non sarebbe bastata a reinserirci negli schemi, perché il mostro che si aggira dentro la campana di vetro esige un sacrificio decisamente più consistente e di noi sarebbero rimaste solo briciole.
Così, nel suo unico romanzo, Sylvia Plath rivive, attraverso la brillante studentessa Esther, lo smarrimento, l'inadeguatezza e il dolore provati davanti ad un mondo che predilige la via dell'esclusione e dell'alienazione (ecco la famosa "campana di vetro"): sin dagli albori, qualcosa - privo di sembianze e nome propri, probabilmente insito nell'aria mefitica in cui viviamo - ci costringe a non credere nella moltitudine e nella coesistenza degli opposti, bensì a scegliere la carriera lavorativa o la maternità, la castità o la prostituzione, la mente o il corpo, il bianco o il nero. 
La campana di vetro è un vero e proprio inno alla diversità, alla complessità e - incredibilmente - anche alla biodiversità (no, non siamo l'uno la copia dell'altro). 
Tuttavia, Plath, è anche consapevole del potere corrosivo dell'ambiente che ci circonda: Esther ne manifesterà gli effetti sviluppando una forte depressione, che esiterà in un tentativo suicidario (non riuscito) e che la porterà ad una lunga e faticosa riabilitazione: sarà, così, costretta a ridisegnare i confini ed il contenuto del proprio corpo e della propria mente. 



lunedì 13 giugno 2022

La ciociara

 “In quel sonno mi pareva che la terra in cui ero nata e che avevo abbandonato da tanto tempo mi avesse ripreso nel suo seno e mi comunicasse la sua forza, un po’ come succede alle piante sradicate che se le ripianti presto ripigliano forza e riprendono a buttare fogli e fiori. Eh, sì, siamo piante e non uomini, o meglio più piante che uomini e dalla terra dove siamo nati viene tutta la nostra forza e se l’abbandoniamo non siamo più piante né uomini ma straccetti leggeri che la vita può sbattere di qua e di là secondo il vento delle circostanze”.

La ciociara, Alberto Moravia

 

Edito Bompiani

Costo 9,90 (1+1)

 

In queste pagine, la storia di due donne si intreccia e si lega indissolubilmente a quella della Seconda Guerra Mondiale. 

Cesira e Rosetta, rispettivamente madre e figlia, saranno costrette dalla fame e dall’approssimarsi dell’occupazione nazista e dei combattimenti a lasciare la propria dimora romana, in favore di una precaria sistemazione nei dintorni di Fondi – cittadina laziale situata nell’antica regione della Ciociara. Il tragitto e l’esilio sui monti – che arriverà a durare nove mesi – verranno narrati dall’inconfondibile personaggio di Cesira: nata in Ciociara e abituata a saggiare il terreno attraverso le ciocie (calzari tipici della sua regione natia), si sposa da giovane con un commerciante romano, insieme al quale concepisce Rosetta. Ormai vedova all’inizio del racconto, si troverà a dover proteggere sua figlia e se stessa su innumerevoli fronti e da numerosi nemici. Anche se, ben presto, sarà obbligata a riconoscere la difficoltà dell’impresa, soprattutto per una donna sola in tempi in cui la violenza e la disonestà sono ormai sdoganate e all’ordine del giorno.

Così, il cambiamento più grande con cui il lettore dovrà fare i conti, non sarà quello relativo al paesaggio, bensì quello riguardante l’animo umano. Un avvenimento violento e brutale sbarrerà loro la strada e le costringerà a percorrere in solitudine il cammino necessario ad aggirarlo e superarlo. Fortunatamente, una volta lasciate alle spalle le macerie, riusciranno a ritrovarsi.





Un giorno tutti diranno di essere stati contro

 “Oggi ho visto il filmato di un uomo che baciava il piede del figlio mentre lo seppelliva. Il corpo era talmente dilaniato dai missili che ...