“«Questi sono gli alberi KIBOU, significa “speranza”. Deriva dall’antica lingua giapponese. La sostanza rossa e luminescente che li attraversa in realtà è ciò che mantiene in vita il piccolo paradiso terrestre che vedi. Attraverso le radici nutrono il terreno, rendendolo fertile.» «Perché si chiamano così?» «Dopo lo storm fight era rimasta una piccola zona incontaminata, gli umani cercarono di ampliarla e di prendersene cura, ricreando la Zona Verde. Dopo tutti gli sforzi fatti, le piante al suo interno iniziarono a morire.» Il suo viso era disteso, come anche il mio, grazie al contatto con la natura. «La preoccupazione tra la popolazione terrestre aumentò, anche perché la distruzione delle specie vegetali significava la perdita dell’ossigeno. Nonostante le continue ricerche e le sostanze utilizzate, non c’era nulla da fare. Poi un giorno, all’improvviso, comparve una piccola pianta alla quale se ne aggiunsero altre che, in poco tempo, avevano raggiunto i cento metri di altezza. Con la loro comparsa anche le altre piante rifiorirono nuovamente; attraverso una serie di studi si scoprì che la linfa di questi alberi permetteva anche ad altre specie vegetali di sopravvivere. Vennero chiamati KIBOU perché, nel momento esatto in cui le speranze erano svanite, era accaduto il miracolo. KIBOU ricorda agli umani che non devono mai smettere di sperare e che dovrebbero mantenere viva questa piccola luce.»”
Wambleeska, Maria Lucia Caparelli
Edito Self Publishing
Costo 10€
Ho riportato questo passo perché, a
parer mio, racchiude l’essenza stessa del racconto Wambleeska: la ricerca della
vita e della speranza nelle piccole cose, come in una piantina che sboccia e
resiste attraverso il cemento o una scintilla che innesca un incendio poderoso o in un libro che, dopo anni, trova finalmente la
luce. Mi è piaciuto molto perdermi in queste 277 pagine e, dopo averlo
concluso, posso dire di aver avuto l’impressione di trovarmi in un mix tra i
film – pieni di azione e adrenalina – della Marvel e la serie tv – geniale
e potente – Altered Carbon. Wambleeska è stimolante, capace di farti
riflettere su quanto l’istinto sia spesso più autorevole della ragione e su
quanto il mondo sia intriso di umanità e bestialità, indipendentemente dalla specie
di appartenenza.
Lo scenario post-apocalittico in cui
ha inizio la narrazione, e che conosciamo anche attraverso una bellissima
mappa, è intriso di nozioni scientifiche e di elementi curiosi ed intriganti (la
fortezza dell’esercito WASKA è, ad esempio, inespugnabile poiché costruita
grazie al maxloc “un materiale resistente alle alte temperature, anche
vicine ai duecento gradi […] abbiamo fuso le rocce a temperature superiori ai
duecento gradi e tramite l’utilizzo di membrane porose abbiamo separato il
maxloc da tutti gli altri materiali”), da cui si evincono le grandi
competenze e conoscenze dell’autrice in materia. Così, ci ritroviamo in un mondo
nuovo, diverso dove bisogna comunque lottare per i propri diritti e per la
propria esistenza: l’essere umano è riuscito a produrre in laboratorio dei
cloni, a sua immagine e somiglianza, ma non è riuscito a vedere l’uomo che si
cela al loro interno. Wambleeska è quasi un leader, un uomo che grazie al suo
coraggio e alla sua forza di ribellarsi, ha saputo ispirare centinaia di
migliaia di oppressi: è quasi l’incarnazione stessa della libertà, nonostante gli
sbagli, il dolore e l’angoscia, è una sorta di Spartaco del futuro. Alla sua
genuinità e bontà si contrappongono il narcisismo e la malvagità del Signor B,
responsabile dell’oppressione di buona parte delle anime che percorrono la
Lambasia (il continente post-apocalittico emerso dopo lo storm fight). Lo
scontro tra i due accende e riempie queste pagine, consentendo al lettore di immedesimarsi
e allontanarsi dalla realtà. Non voglio aggiungere nessun’altra informazione
riguardante la trama, lascio a voi il piacere della scoperta. Ciò che tengo a
sottolineare è la bellezza e la fluidità di questo romanzo, capace di
concederti ore di riposo e di piacere; io per prima sono rimasta sorpresa dalle
grandi capacità dell’autrice, che non ha nulla da invidiare a scrittori molto
più acclamati. Mi auguro lo leggiate e cogliate la bellezza che si cela nel
ricostruire dalle ceneri, anche se stanchi e ancora abbattuti dalla tempesta.
Buona lettura.
Ringrazio di cuore Maria Lucia Caparelli per avermi concesso di leggere l'opera in anteprima e per aver riposto in me così tanta fiducia: ti mando un fortissimo abbraccio e ti auguro con tutto il cuore di non perdere mai la speranza.