domenica 14 novembre 2021

Red Riding Quartet - 1974

“- Dove gliele hanno tagliate le ali?

- Non lo so. E per la verità, nessuno ha mai cercato di scoprirlo.

- E l’altro, quello di agosto?

- Era appeso per il collo a quell’albero – disse, indicando una grossa quercia sull’altra sponda del lago. – Prima l’hanno crocefisso e poi gli hanno tagliato le ali.

- Ma sta scherzando?

- Non scherzo affatto, le assicuro.

- E nessuno ha visto niente?

- No.”

 

Red Riding Quartet (1974), David Peace

 

Edito Il Saggiatore

Costo 45

 

Red Riding Quartet è un unico volume comprendente un ciclo di quattro romanzi, 1974, 1977, 1980 e 1983, ambientati nell’Inghilterra degli anni 1974-1983 (gli stessi che danno il titolo a ciascun libro); in particolare, l’intera raccolta vede come protagonista uno Yorkshire primitivo, decadente, umido, infernale, perverso e oscuro, che nonostante tutto si preannuncia magnetico: lo Yorkshire ci chiama, citando il primo capitolo del primo volume.

La mia attenzione, in questo preciso momento, vuole focalizzarsi sul primo romanzo della tetralogia: 1974.

La narrazione incalzante, adrenalinica e disorientante alternata da una più seria, calma e riflessiva consente la costruzione di un romanzo articolato su più livelli: uno contorto, spesso indecifrabile e folle e un altro più lineare, ragionevole ed ordinario. L’impressione è quella di trovarsi costantemente sbalzati da un mondo all’altro, esattamente come in Alice nel Paese delle Meraviglie o ne Il Mago di Oz: la perversione umana funge da tornado e spazza via, anche nel tipo di narrazione, qualsiasi traccia di lucidità e controllo.

Nello specifico, nelle 317 pagine che caratterizzano 1974, la perversione umana emerge all’inizio sotto le sembianze di un delitto mostruoso, brutale e devastante; ma ben presto, l’intreccio diventerà sempre più contorto e destabilizzante: depravazione, corruzione ed egoismo diventeranno facce della stessa medaglia e nessuno sarà più in grado di separarle e considerarle singolarmente.

Ciò che emerge, oltre alla sempre maggiore familiarità con cui viene accolta la follia, è la sensazione che non ci sia scampo o speranza: le ali non vengono tarpate, strappate e massacrate solamente ai cigni, le ali vengono sottratte anche a tutti coloro che non si inchinano, non si adattano e non si rendono complici di un sistema violento ed insensibile. Naturalmente, in questo sistema, la diversità non è contemplata: ecco l’affiorare in sottofondo di un’Inghilterra razzista, omofoba, sessista e disonesta.

Un romanzo unico, spesso agghiacciante ma favoloso.

Mi auguro vi piaccia, io spero di poterne continuare la lettura nelle prossime settimane.




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