martedì 23 settembre 2025

Speranza contro Speranza

“Feci questo lavoro, a poco a poco, con Mandel'stam, che aveva mutato all'improvviso atteggiamento verso i propri manoscritti e le proprie carte. Prima non ne voleva sentir parlare e se la prendeva sempre con me perché, invece di distruggerli, li avevo gettati nel bauletto che mia madre aveva comprato all'estero. 
Ma, dopo la perquisizione, aveva capito che era più facile conservare un manoscritto che un uomo e aveva smesso di confidare nella memoria la quale, come tutti sanno, muore insieme con l'uomo.”

Speranza contro Speranza, Nadežda Jakovlevna Mandel'štam

Edito Edizioni Medhelan
Costo 28€

La lettura di ‘Speranza contro Speranza’ è riuscita a creare un ‘prima’ e un ‘dopo’ nella mia persona. A quasi un anno di distanza, posso collocare l'opera tra le migliori letture della mia vita. I motivi vanno ricercati, non solo penna poetica di Nadežda Jakovlevna Mandel'štam, ma soprattutto nel bisogno di rispondere alla sopraffazione e al senso di impotenza con cui ci allattano sin da neonati. Nadežda Mandel'štam risponde in maniera impeccabile non solo a Stalin, ma anche ai Trump e i Netanyahu di oggi. 
Nadežda Mandel'štam non risponde solo per se stessa e suo marito, risponde per chiunque si ritrovi davanti al gelido vento della censura e del totalitarismo.
Gli spunti di riflessione proposti dalle Memorie riportate sono innumerevoli. Tra questi, un dubbio mi perseguita da mesi: quanto tempo è necessario per abbattere un albero? Quanto per abbattere un uomo? 
Cosa distingue una pianta considerata infestante da un uomo considerato scomodo? La tanto elogiata intelligenza della specie umana, quella che in un mondo antropocentrico le consente di ergersi su tutto e tutti, è sufficiente?
Se si analizza attentamente la procedura necessaria per isolare, umiliare, controllare e affamare un essere umano, le analogie con la pratica del disboscamento sono lampanti. 
Punto primo: pianificazione e studio dell'area.  Identificazione degli alberi più giovani (o, traslato alla specie umana, degli individui più fragili);
Punto secondo: preparazione del sito con l'arrivo dei macchinari in sede e con le prime operazioni di drenaggio dell'area (o, traslato alla specie umana, con le prime perquisizioni);
Punto terzo: abbattimento vero e proprio basato su tecniche selettive o abbattimento totale (o, traslato alla specie umana, esilio o carcere);
Punto quarto: rimozione del materiale di scarto attraverso roghi controllati o mezzi meccanici (o, traslato alla specie umana, la necessità di bloccare ogni nuovo riferimento all'individuo in questione);
Punto quinto: conversione dell'uso del suolo (o, traslato alla specie umana, sostituzione con individui che sappiano esattamente cos'è accaduto ai precedenti e, dunque, non commettano i loro stessi errori).
Chi stramazza prima al suolo? 

domenica 21 settembre 2025

Suoni ancestrali

“Non è facile essere messi con le spalle al muro dalle visioni. È il contrario dell'immaginazione. Nell'ora blu del mattino la creatività sognante, tiepida e dorata diventa un'anguilla appiccicosa che ti fa indietreggiare negli angoli e ti bracca senza tregua. Essendo creata dal tuo cervello, sa perfettamente dove trovarti. Si annida là dove dubiti che sia, le permetti tuttavia di mordere. È riuscita nel suo intento, si ritira verso luci più limpide, verso il mondo ritrovato.
L'anguilla-angoscia non capitola mai davvero. La porti rannicchiata dentro di te, di quando in quando la senti muoversi, e una contrazione del cuore ti ricorda che può colpire di nuovo, con la tirannia invisibile delle creature dell'anima.”
Suoni ancestrali, Perrine Tripier

Edito Edizioni E/O
Costo 18,50€

Il caso ha voluto leggessi ‘Suoni ancestrali’ di Perrine Tripier poco dopo aver concluso ‘Una stanza tutta per sé’ di Virginia Woolf. 
Uno strano circuito cerebrale mi ha proiettato dentro ‘Jane Eyre’, nel momento esatto in cui Jane parla del filo invisibile che la lega al cuore di un'altra creatura.
Il filo, però, nel mio caso mi ha tenuta legata ad un'infinità di generazioni di donne di cui sono rimasti pochissimi ricordi. 
Legata, impossibilitata a non vedere, ho capito cosa voglia dire essere figlia di un sesso a cui è stata negata la storia, le tradizioni scritte, le scoperte tramandate attraverso pezzi di carta, le nozioni che intercorrono tra 10 grammi di lievito e “Attenta! 300 anni fa un'altra donna si è già ritrovata nella tua stessa situazione”.
La tradizione orale, per quanto poetica, ha il brutto vizio di sfilacciarsi nel tempo: 600 grammi di farina, potrebbero diventare 900 grammi di zucchero. 
Ogni tanto, ripenso alle scemenze e storie buffe che escono fuori quando io e mia sorella ci ritroviamo a parlare e un pensiero si fa strada nel mio essere: ci siamo già state? Siamo già state su questo mondo, senza poter esprimere per iscritto il nostro sconforto adolescenziale su un diario? Chi eravamo? Quanta saggezza e stupidità inespresse siamo riuscite ad accumulare?
È strano dover studiare millenni di storia al maschile: deforma lo scheletro.
Rimane un arto fantasma sconosciuto che avrebbe potuto cambiare la direzione della nostra esistenza, anche se è confortante sapere di aver lottato.
Un ringraziamento immenso a Perrine Tripier e Virginia Woolf per aver cercato di costruire un ponte con le nostre antenate.



domenica 7 settembre 2025

Un giorno tutti diranno di essere stati contro

 “Oggi ho visto il filmato di un uomo che baciava il piede del figlio mentre lo seppelliva. Il corpo era talmente dilaniato dai missili che quel piccolo arto era uno dei pochi pezzi integri rinvenuti tra le macerie. Quell’uomo sa di certo cos’è l’amore, l’ha imparato in una maniera che nessun essere umano dovrebbe mai sperimentare.

Solo che è un amore che l’impero non riconosce, perché è l’amore di un popolo per l’altro. Chiunque abbia tirato fuori un parente dai resti di un edificio bombardato, chiunque abbia tenuto tra le braccia un amico che moriva dissanguato per strada sotto lo sguardo di chi aveva premuto il grilletto, chiunque abbia visto la propria acqua avvelenata, la propria terra bruciata, le proprie comunità affamate, conosce intimamente l’amore.”

Un giorno tutti diranno di essere stati contro, Omar El Akkad

Edito Feltrinelli

Costo 18

La tastiera del computer è scivolosa: ho le mani imbrattate del sangue di un intero popolo (o forse più di uno). Non sono più sicura di poter seminare o piantare alcun seme o pianta per il resto della mia vita: le probabilità che nasca un albero ricco d’odio e rancore sono elevate.
Negli ultimi anni, ho appurato che una delle attività più estenuanti e dilanianti mai sperimentate, consiste nel provare a spiegare ad un altro essere umano che, nonostante le differenze di lingua, melanina e altezza, anche tu appartieni alla sua stessa specie.
Vivere in un mondo perverso abituato a negare costantemente l’esistenza di una realtà oggettiva lascia confusi e, alla lunga, intorpiditi.
Vedere negata a dei bambini anche la possibilità di riposare e di potersi rifugiare nel sogno, perché potrebbero morire da un momento all’altro a causa dei bombardamenti, è il punto di non ritorno definitivo.
In verità, i punti di non ritorno sono stati molteplici, ciascuno più terrificante e incomprensibile dell’altro, eppure il silenzio rimane sovrano.
“Un mondo che si stringe nelle spalle di fronte a questo tipo di massacro sviluppa una spaventosa immunità. A quel punto nessun orrore può scandalizzare, perché i muscoli dell’indifferenza sono già stati sufficientemente allenati”.

giovedì 7 agosto 2025

Satantango

“Guardò tristemente il cielo funesto, i residui riarsi dell'estate segnata dall'invasione di cavallette, e d'improvviso su un unico ramoscello d'acacia vide passare la primavera, l'estate, l'autunno e l'inverno, e gli sembrò di percepire la totalità del tempo come un inganno farsesco nella sfera immobile dell'eternità, che attraversa la discontinuità del caos creando la satanica finzione di un percorso rettilineo, spacciando tramite una falsa prospettiva l'assurdo per necessità... e vide se stesso, sulla croce della culla e della bara, mentre con fatica si contraeva ancora un'ultima volta, per poi ritrovarsi, in virtù di un ordine perentorio e ineluttabile, completamente nudo - senza alcun segno di distinzione o d'identificazione - nelle mani dei beccamorti, tra i ghigni di quegli indaffarati scuoiatori di cadaveri, dove non poteva non cogliere la misura di tutte le cose umane, senza un'ombra di pietà, senza che ci fosse anche un solo sentiero a riportarlo indietro, perché a quel punto sarebbe stato ormai consapevole del fatto che aveva sempre giocato con bari contro cui non era possibile vincere, essendo tutte le carte del gioco predeterminate: si trattava di una partita truccata alla fine della quale sarebbe stato privato anche dell'ultima sua arma, la speranza, la speranza di poter un giorno ritrovare la strada di casa.”

Satantango, László Krasznahorkai


Edito Bompiani
Costo 20€


"It takes two to tango" è una frase che si adatta e rimane valida indipendentemente dal proprio partner. Nel corso della tua breve esistenza, puoi dunque scegliere con chi ballare tra: il fango della campagna ungherese, un bicchiere di palinka diluita, un orizzonte grigio e spoglio e quel profumo di disperazione che sballa i recettori olfattivi (non quelli gustativi, ormai corrosi dalla palinka). 
Quando la musica inizia a suonare, percorri i primi passi su un palcoscenico melmoso e vieni privato dell'eleganza che consente alla coreografia di funzionare. Boccheggi e la sorte ti trasforma in un saltafango (che balla il Satantango).
Incrociare lo sguardo di una bambina con un nome buffo è la tua salvezza e la tua condanna. I suoi occhi ti ipnotizzano e ti catturano in un vortice di domande a cui è impossibile rispondere: chi saresti se il potere e il denaro crescessero in mezzo al tuo brutto pezzo di terra?
Come sarebbe il mondo se l'universo potesse frugarti dentro l'anima per giudicarti degno?
Cos'è un Satantango?
Perché sei costretto ad eseguirlo?
No, neanche Krasznahorkai può darti le risposte.

mercoledì 31 luglio 2024

Gideon La Nona

“«Basta» sbottò la Reverenda Figlia, con la voce affilata come un rasoio. «Preghiamo.»

Il silenzio scese sull’assemblea, come i lenti fiocchi cadenti di polvere fosforescente. […] L’inno delle orripilanti prozie terminò con una nota acuta e vibrante che si disperse a mezz’aria, senza attenuarsi; Harrow chinò il capo e così fecero i suoi genitori, dimostrando la loro simultanea obbedienza. Le prozie abbassarono la testa verso il torace; Aiglamene e Cruz le imitarono a ruota. Gideon alzò lo sguardo verso il soffitto, accavallò le caviglie cambiando gamba e scacciò con un battito di ciglia i detriti luminescenti che le erano finiti negli occhi.

 «Prego per il sepolcro, che resti sigillato in eterno» recitò Harrowhark, con l’insolito fervore che dimostrava sempre nelle invocazioni. «Prego per la roccia, che non venga mai scostata. Prego per quel che è sepolto, che rimanga sepolto, inerte, in perpetuo riposo, l’occhio chiuso e il cervello immoto. Prego che viva e prego che dorma… […]»

Pregarono tutti perché così fosse, in un gran sbatacchiare d’ossa.”

Gideon La Nona, Tamsyn Muir


Edito Mondadori

Costo 15€


C’erano una volta, in un Universo lontano lontano, Nove pianeti e, a rivendicarne la proprietà, Nove Casate di Necromanti.

Ogni casata era assegnata ad un particolare tipo di pianeta, specializzata in una particolare arte necromantica e posta sotto la guida dell’Imperatore, un essere immortale e asceso a divinità.

Uno dei nove corpi celesti, sebbene povero, trascurato e arido, venne incaricato sin dalla sua fondazione di svolgere un compito scabroso: custodire e tenere sigillato il corpo del principale nemico dell’Imperatore.

Diecimila anni dopo, il pianeta ospitante la Nona Casa potrebbe essere definito immutato e così anche la sua popolazione: da circa diciotto anni non nascono più bambini e l’età media è estremamente alta. Inalterato è anche il caposaldo della casata: nessuno può e deve aprire la Tomba Sigillata. Tutto sommato, tra prozie scricchiolanti, tornei necromantici e navicelle spaziali esplosive (letteralmente), chi mai potrebbe ricordarsi della sua esistenza e accedervi?

Un applauso (anche da mia prozia) a Tamsyn Muir per aver sviluppato un libro folle, ironico, oscuro e sorprendente.






venerdì 3 maggio 2024

La leggenda dei giocolieri di lacrime

«Dov’è il mio cuore?... Oh… dov’è il mio cuore?» si sveglia di soprassalto sul suo giaciglio, ma non sente alcun battito, solo un vuoto atroce, come se nel suo corpo si allargasse prepotentemente la notte, ma senza le stelle e la luna. […] Chi non ha un cuore che batte non può nemmeno amare. È vivo chi non ama? Non è vivo! Ma allora lui, Velemir Pep, è morto. Non è altro che un’anima morta. […] Non c’è altra soluzione dunque, deve ritirarsi dalla vita. […] Prende dunque una vanga e se ne va sul luogo della sua tragedia, sotto il terribile albero di noce, che si erge in messo al paesaggio come se potesse restare lì fino alla fine dei tempi. Non deve scavare a lungo. Una fossa a misura di bambino, lunga appena un braccio e mezzo, profonda a malapena un braccio. Sospira, si stende nella buca. Si sistema con cura, poi ascolta il rumore delle briciole di terra che rotolano giù nella tomba. Insetti corrono tra le rughe del suo viso, lombrichi si attorcigliano intorno alle sue dita, chiocciole si arrampicano sul suo corpo, e intanto sopra di lui scintilla azzurro il cielo lontano. Brilla proprio come dopo una forte pioggia. Guarda le nuvole che nuotano via lentamente, il volo degli uccelli, e ne ricava piacere. La cosa più bella di questo mondo è che si possa morire, quando uno vuole morire. […] E proprio mentre sta pensando a quanto sia bello potersene andare via felice da ciò che gli ha riservato solamente tristezza e miseria, un’ombra si posa sul suo minuscolo volto rugoso. […] Una faccia seria, gelida lo sta fissando. […] «Ascolta un po’ nel mio orecchio!» dice seriamente. Velemir Pep avvicina svogliatamente il suo orecchio a quello dell’uomo dalla faccia gelata. Sente un piccolo cuore che batte dentro quell’orecchio. «Cos’è?! Cos’è?!»

«Il battito del tuo cuore, Velemir Pep.»”

La leggenda dei giocolieri di lacrime, László Darvasi

 

Edito Il Saggiatore

Costo 32€

 

Di queste 649 pagine rimane un peregrinare confuso, di cui non penso di aver colto ogni sfumatura, ma a cui riconosco la fermezza di aver perseverato e proseguito per terre sconsolate, afflitte e pietrose. Cinque è il numero dei giocolieri che, col loro carro e le loro lacrime, percorrono le strade del tempo e sono in grado di portare “la notizia della sofferenza” o di ridare speranza. Da questi personaggi misteriosi, ognuno è in grado di ricevere un significato e uno scopo diversi. Il mio è apparso nel momento esatto in cui i lombrichi, gli insetti e le chiocciole si sono adagiati sul corpo di Velemir Pep e, ritornando alla terra, ha provato la serenità persa percorrendo strade già battute e consumate, di cui ciò che resta è polvere altrui. Eppure, i sensi sono innumerevoli e, mentre ritrovi il battito perso nel meato acustico altrui, qualcun altro si perde spesso contando i peli della barba di un Pascià. La notte è lunga e vicino ad un carro che porta il simbolo di una lacrima è normale sentirsi smarriti e ritrovati al contempo. ‘La leggenda dei giocolieri di lacrime’ è un viaggio strano, ma non per questo da non intraprendere.



martedì 20 febbraio 2024

Atti umani

“Alcuni ricordi non cicatrizzano mai. Invece di sbiadire con il passare del tempo, sono gli unici a sopravvivere quando tutti gli altri si sono cancellati. Il mondo si oscura come lampadine elettriche che si spengono una alla volta. So bene di non essere in salvo. È vero che gli uomini sono fondamentalmente crudeli? L’esperienza della crudeltà è l’unica cosa che ci accomuna come specie? La dignità a cui ci aggrappiamo non è altro che un’autoillusione, un modo per nasconderci da questa unica verità – che ciascuno di noi può essere ridotto a un insetto, a una bestia rapace, a un ammasso di carne?”

Atti umani, Han Kang

 

Costo 12€

Edito Adelphi

 

Quando inizi ‘Atti umani’, ambientato nel 1980 a Gwangju (Corea del Sud), sei ancora convinta di vivere in un mondo dove un bambino con le mani rivolte al cielo, a simboleggiare la sua resa e sottomissione, possa essere risparmiato dalla sete di sangue e dalle leggi fisiche che governano il moto parabolico del proiettile. Scopri di sbagliarti dopo solo qualche pagina. Non hai considerato la trasformazione alchemica a cui sono andati incontro i soldati mandati a sedare le proteste: la loro anima è stata trasmutata in piombo e i loro fluidi corporei in ferocia.

Improvvisamente, ti ritrovi schiacciata e sommersa da un numero imprecisato di corpi scomposti e in vari stadi di decomposizione. Il primo pensiero è quello di considerarli dei gusci vuoti, se non fosse per l’intenso odore di vita e lacrime che hanno ancora addosso. Scopri che quell’enorme torre di Babele corporea è desiderosa di raccontare la sua storia nell’unica lingua universalmente riconosciuta dall’uomo: la sofferenza patita per la libertà.

Così, attraverso la sapiente narrazione di Han Kang, ritrovano voce gli uomini e le donne uccisi, massacrati e brutalmente torturati nel maggio del 1980 e coloro che, dopo anni, sono ancora costretti a piangerne la morte. Un’opera estremamente toccante e terrificante, capace di inseguire l’umano per vie tortuose, sporche e crudeli.



Speranza contro Speranza

“Feci questo lavoro, a poco a poco, con Mandel'stam, che aveva mutato all'improvviso atteggiamento verso i propri manoscritti e le p...