Zetatl's collective memory
martedì 23 settembre 2025
Speranza contro Speranza
domenica 21 settembre 2025
Suoni ancestrali
domenica 7 settembre 2025
Un giorno tutti diranno di essere stati contro
“Oggi ho visto il filmato di un uomo che baciava il piede del figlio mentre lo seppelliva. Il corpo era talmente dilaniato dai missili che quel piccolo arto era uno dei pochi pezzi integri rinvenuti tra le macerie. Quell’uomo sa di certo cos’è l’amore, l’ha imparato in una maniera che nessun essere umano dovrebbe mai sperimentare.
Solo che è un amore che l’impero non riconosce, perché è l’amore di un popolo per l’altro. Chiunque abbia tirato fuori un parente dai resti di un edificio bombardato, chiunque abbia tenuto tra le braccia un amico che moriva dissanguato per strada sotto lo sguardo di chi aveva premuto il grilletto, chiunque abbia visto la propria acqua avvelenata, la propria terra bruciata, le proprie comunità affamate, conosce intimamente l’amore.”
Un giorno tutti diranno di essere stati contro, Omar El Akkad
Edito Feltrinelli
Costo 18€
Negli ultimi anni, ho appurato che una delle attività più estenuanti e dilanianti mai sperimentate, consiste nel provare a spiegare ad un altro essere umano che, nonostante le differenze di lingua, melanina e altezza, anche tu appartieni alla sua stessa specie.
Vivere in un mondo perverso abituato a negare costantemente l’esistenza di una realtà oggettiva lascia confusi e, alla lunga, intorpiditi.
Vedere negata a dei bambini anche la possibilità di riposare e di potersi rifugiare nel sogno, perché potrebbero morire da un momento all’altro a causa dei bombardamenti, è il punto di non ritorno definitivo.
In verità, i punti di non ritorno sono stati molteplici, ciascuno più terrificante e incomprensibile dell’altro, eppure il silenzio rimane sovrano.
“Un mondo che si stringe nelle spalle di fronte a questo tipo di massacro sviluppa una spaventosa immunità. A quel punto nessun orrore può scandalizzare, perché i muscoli dell’indifferenza sono già stati sufficientemente allenati”.
giovedì 7 agosto 2025
Satantango
mercoledì 31 luglio 2024
Gideon La Nona
“«Basta»
sbottò la Reverenda Figlia, con la voce affilata come un rasoio. «Preghiamo.»
Il silenzio scese sull’assemblea,
come i lenti fiocchi cadenti di polvere fosforescente. […] L’inno delle
orripilanti prozie terminò con una nota acuta e vibrante che si disperse a mezz’aria,
senza attenuarsi; Harrow chinò il capo e così fecero i suoi genitori,
dimostrando la loro simultanea obbedienza. Le prozie abbassarono la testa verso
il torace; Aiglamene e Cruz le imitarono a ruota. Gideon alzò lo sguardo verso
il soffitto, accavallò le caviglie cambiando gamba e scacciò con un battito di
ciglia i detriti luminescenti che le erano finiti negli occhi.
«Prego per il sepolcro, che resti sigillato in
eterno» recitò Harrowhark, con l’insolito fervore che dimostrava sempre nelle
invocazioni. «Prego per la roccia, che non venga mai scostata. Prego per quel
che è sepolto, che rimanga sepolto, inerte, in perpetuo riposo, l’occhio chiuso
e il cervello immoto. Prego che viva e prego che dorma… […]»
Pregarono tutti perché
così fosse, in un gran sbatacchiare d’ossa.”
Gideon La Nona, Tamsyn Muir
Edito Mondadori
Costo 15€
C’erano una volta, in un
Universo lontano lontano, Nove pianeti e, a rivendicarne la proprietà, Nove
Casate di Necromanti.
Ogni casata era assegnata
ad un particolare tipo di pianeta, specializzata in una particolare arte
necromantica e posta sotto la guida dell’Imperatore, un essere immortale e
asceso a divinità.
Uno dei nove corpi
celesti, sebbene povero, trascurato e arido, venne incaricato sin dalla sua
fondazione di svolgere un compito scabroso: custodire e tenere sigillato il
corpo del principale nemico dell’Imperatore.
Diecimila anni dopo, il pianeta
ospitante la Nona Casa potrebbe essere definito immutato e così anche la sua
popolazione: da circa diciotto anni non nascono più bambini e l’età media è
estremamente alta. Inalterato è anche il caposaldo della casata: nessuno può e
deve aprire la Tomba Sigillata. Tutto sommato, tra prozie scricchiolanti, tornei
necromantici e navicelle spaziali esplosive (letteralmente), chi mai potrebbe ricordarsi
della sua esistenza e accedervi?
Un applauso (anche da mia
prozia) a Tamsyn Muir per aver sviluppato un libro folle, ironico, oscuro e sorprendente.
venerdì 3 maggio 2024
La leggenda dei giocolieri di lacrime
“«Dov’è il mio cuore?... Oh… dov’è il
mio cuore?» si sveglia di soprassalto sul suo giaciglio, ma non sente alcun
battito, solo un vuoto atroce, come se nel suo corpo si allargasse
prepotentemente la notte, ma senza le stelle e la luna. […] Chi non ha un cuore
che batte non può nemmeno amare. È vivo chi non ama? Non è vivo! Ma allora lui,
Velemir Pep, è morto. Non è altro che un’anima morta. […] Non c’è altra
soluzione dunque, deve ritirarsi dalla vita. […] Prende dunque una vanga e se
ne va sul luogo della sua tragedia, sotto il terribile albero di noce, che si
erge in messo al paesaggio come se potesse restare lì fino alla fine dei tempi.
Non deve scavare a lungo. Una fossa a misura di bambino, lunga appena un
braccio e mezzo, profonda a malapena un braccio. Sospira, si stende nella buca.
Si sistema con cura, poi ascolta il rumore delle briciole di terra che rotolano
giù nella tomba. Insetti corrono tra le rughe del suo viso, lombrichi si attorcigliano
intorno alle sue dita, chiocciole si arrampicano sul suo corpo, e intanto sopra
di lui scintilla azzurro il cielo lontano. Brilla proprio come dopo una forte
pioggia. Guarda le nuvole che nuotano via lentamente, il volo degli uccelli, e
ne ricava piacere. La cosa più bella di questo mondo è che si possa morire,
quando uno vuole morire. […] E proprio mentre sta pensando a quanto sia bello
potersene andare via felice da ciò che gli ha riservato solamente tristezza e
miseria, un’ombra si posa sul suo minuscolo volto rugoso. […] Una faccia seria,
gelida lo sta fissando. […] «Ascolta un po’ nel mio orecchio!» dice seriamente.
Velemir Pep avvicina svogliatamente il suo orecchio a quello dell’uomo dalla
faccia gelata. Sente un piccolo cuore che batte dentro quell’orecchio. «Cos’è?!
Cos’è?!»
«Il battito del tuo cuore, Velemir Pep.»”
La leggenda dei giocolieri di lacrime,
László Darvasi
Edito Il Saggiatore
Costo 32€
Di queste 649 pagine rimane un
peregrinare confuso, di cui non penso di aver colto ogni sfumatura, ma a cui
riconosco la fermezza di aver perseverato e proseguito per terre sconsolate, afflitte
e pietrose. Cinque è il numero dei giocolieri che, col loro carro e le loro
lacrime, percorrono le strade del tempo e sono in grado di portare “la notizia
della sofferenza” o di ridare speranza. Da questi personaggi misteriosi, ognuno
è in grado di ricevere un significato e uno scopo diversi. Il mio è apparso nel
momento esatto in cui i lombrichi, gli insetti e le chiocciole si sono adagiati
sul corpo di Velemir Pep e, ritornando alla terra, ha provato la serenità persa
percorrendo strade già battute e consumate, di cui ciò che resta è polvere altrui.
Eppure, i sensi sono innumerevoli e, mentre ritrovi il battito perso nel meato
acustico altrui, qualcun altro si perde spesso contando i peli della barba di
un Pascià. La notte è lunga e vicino ad un carro che porta il simbolo di una
lacrima è normale sentirsi smarriti e ritrovati al contempo. ‘La leggenda dei
giocolieri di lacrime’ è un viaggio strano, ma non per questo da non
intraprendere.
martedì 20 febbraio 2024
Atti umani
“Alcuni ricordi non cicatrizzano
mai. Invece di sbiadire con il passare del tempo, sono gli unici a sopravvivere
quando tutti gli altri si sono cancellati. Il mondo si oscura come lampadine
elettriche che si spengono una alla volta. So bene di non essere in salvo. È vero
che gli uomini sono fondamentalmente crudeli? L’esperienza della crudeltà è l’unica
cosa che ci accomuna come specie? La dignità a cui ci aggrappiamo non è altro
che un’autoillusione, un modo per nasconderci da questa unica verità – che ciascuno
di noi può essere ridotto a un insetto, a una bestia rapace, a un ammasso di
carne?”
Atti umani, Han Kang
Costo 12€
Edito Adelphi
Quando inizi ‘Atti umani’, ambientato nel 1980 a Gwangju (Corea del Sud), sei ancora convinta di vivere in un mondo dove un bambino con le mani rivolte al cielo, a simboleggiare la sua resa e sottomissione, possa essere risparmiato dalla sete di sangue e dalle leggi fisiche che governano il moto parabolico del proiettile. Scopri di sbagliarti dopo solo qualche pagina. Non hai considerato la trasformazione alchemica a cui sono andati incontro i soldati mandati a sedare le proteste: la loro anima è stata trasmutata in piombo e i loro fluidi corporei in ferocia.
Improvvisamente, ti ritrovi schiacciata e sommersa da un numero imprecisato di corpi scomposti e in vari stadi di decomposizione. Il primo pensiero è quello di considerarli dei gusci vuoti, se non fosse per l’intenso odore di vita e lacrime che hanno ancora addosso. Scopri che quell’enorme torre di Babele corporea è desiderosa di raccontare la sua storia nell’unica lingua universalmente riconosciuta dall’uomo: la sofferenza patita per la libertà.
Così, attraverso
la sapiente narrazione di Han Kang, ritrovano voce gli uomini e le donne
uccisi, massacrati e brutalmente torturati nel maggio del 1980 e coloro che,
dopo anni, sono ancora costretti a piangerne la morte. Un’opera estremamente
toccante e terrificante, capace di inseguire l’umano per vie tortuose, sporche
e crudeli.
Speranza contro Speranza
“Feci questo lavoro, a poco a poco, con Mandel'stam, che aveva mutato all'improvviso atteggiamento verso i propri manoscritti e le p...
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“«Basta» sbottò la Reverenda Figlia, con la voce affilata come un rasoio. «Preghiamo.» Il silenzio scese sull’assemblea, come i lenti fiocch...
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“Non parliamo di Shenzhen o di ciò che le locuste stanno facendo alle risaie. Raramente la mamma è nostalgica, ma stasera costituisce un’ec...