domenica 30 agosto 2020

Poirot e la pipa

Sebbene Poirot non abbia come tratto caratteristico l’aspirazione del fumo attraverso la pipa e in un passo affermi addirittura di non fumarla* e di prediligere la sigaretta, nell’immaginario collettivo -soprattutto per via dell’influenza del suo famoso collega, Sherlock Holmes, sulla stessa Agatha Christie e per via del contesto storico in cui nacque questa figura, con un’ampia diffusione della pratica in tutte le classi sociali, motivo per cui molti personaggi negli stessi racconti o romanzi la fumano- rimane uno degli oggetti maggiormente carichi di significato e associati alla figura del detective. Infatti, sebbene le opere della Christie si collochino all’interno del genere giallo, non mancano di acutezza e di profondi riferimenti psicologici. Perciò, naturalmente essendo consapevoli dei danni che si arrecano ad alcuni organi del nostro organismo (io stessa non ho mai intrapreso tale costume), quali sono le ragioni psichiche e sociali che si celano dietro a questa pratica? Secondo alcuni studiosi “fumare diventa il mezzo attraverso il quale superare tutto ciò che nell’individuo provoca tensioni psichiche intollerabili; agisce in termini di soddisfazione della pulsione derivante dal piacere di succhiare, ingerire ed incorporare, tipico della fase orale nel neonato” e questo può essere ricondotto anche al motivo per cui gli antichi hanno dato origini a questa pratica. Al contrario, Freud (da molti ritenuto un fumatore incallito), nella sua teoria dello sviluppo psicosessuale, ipotizzò che la ricerca di gratificazione orale -come quella tipica del consumo di sigarette- possa dipendere da un blocco dello sviluppo stadiale: a causa di traumi o condizioni avverse tale blocco può impedire alla persona di superare la fase orale (dell’infanzia), portandola ad esprimere la libido attraverso la suzione e altre strategie basate sulla stimolazione orale. Inoltre, vide anche tale tendenza come autodistruttiva e ipotizzò la presenza di due tipologie di pulsioni di vita e di morte chiamate Eros e Thanatos, intese come due componenti presenti in ciascuno di noi, che spingono la persona a soddisfare bisogni legati alla riproduzione e alla morte, ma anche all’autodistruzione. Eppure, negli anni Sessanta (e in alcuni contesti lo ancora oggi), divenne simbolo di emancipazione: l’inizio di tale pratica sanciva la fine dell’adolescenza e l’inizio dell’età adulta. Per tale motivo, in quest’articolo cercherò di risalire alle origini di tale strumento e di farvi conoscere com’è mutata nei secoli l’immagine che i più hanno di esso.

*“«Sono Hercule Poirot» disse il belga con dignità.

«Potreste anche essere la statua di Achille, per quello che me ne importa. Come

stavo dicendo, Barbara e io ci siamo lasciati in ottima armonia. Io sono andato direttamente

al Club Far East. Ci sono arrivato alle dieci e trentacinque e sono entrato

subito nella sala da gioco. Sono rimasto lì a giocare a bridge fino all’una e mezzo.

E adesso si cacci tutto nella pipa e se la fumi!»

«Non fumo la pipa» disse Poirot.

Delitto nel Mews, Agatha Christie

Visualizza immagine di origine
Ragazzo con pipa, Pablo Picasso

Il gesto attraverso il quale viene preparata la pipa ha origini antichissime e ha avuto notevoli evoluzioni nel tempo, sia in fatto di tecniche che di materiali. La sua storia si confonde spesso con la leggenda ed è diversa da quella del tabacco, le cui origini risalgono all’epoca precolombiana. Infatti, sin dai tempi più remoti, il fumo ha esercitato sull’uomo un fascino particolare, a partire dai riti preistorici quando si bruciavano erbe aromatiche o inebrianti sulle braci per richiamare l’attenzione degli spiriti o delle divinità e chiedere loro aiuto e/o protezione. Si possono ritrovare delle testimonianze risalenti ai più antichi popoli africani e asiatici, che mostrano come il progenitore della pipa altro non fosse che un buco nel terreno in cui venivano adagiate delle erbe -tra cui anche la canapa- e fatte così bruciare. Perciò, se guardiamo il fumo e il fuoco da questo punto di vista, non potremmo forse attribuire a Prometeo anche il merito di aver consentito all’umanità di poter comunicare con gli dèi? 

Strumenti usati nell'aspirazione del fumo sono stati rinvenuti in tombe faraoniche risalenti al 2000 a.C. circa. Una strana pipa a forma di cilindro è stata scoperta a Mossul (odierna Siria) e si stima che risalga a migliaia di anni fa. Nell’antica Grecia e nell’antica Roma, come testimoniano gli scritti di Erodoto, Plinio il Vecchio e Plutarco, la pipa veniva utilizzata come strumento per aspirare il fumo generato dalla combustione di alcune erbe, quali la Damiana (erba, originaria del sud America e nota fra gli aztechi, conosciuta per via delle sue proprietà rilassanti, antidepressive e afrodisiache), il Verbasco (usate nell’antichità per curare problemi respiratori, asma, raffreddori e bronchiti), il rosmarino, la menta, la camomilla e molte altre per i motivi più disparati; addirittura, un affresco a Ercolano in cui delle donne sono ritratte mentre ne fumano alcune mostra quanto fosse radicata tale usanza. Ne Il Signore degli anelli si ritrova anche l’erba pipa, una particolare pianta che cresce nella Contea ed è molto apprezzata dai suoi abitanti Hobbit, dagli Uomini di Brea, dai Raminghi del Nord e dagli Stregoni che la fumano in pipe di legno per assaporarne il gusto: anche le opere di letteratura mostrano quanto sia radicato questo costume nell'uomo. La pianta del tabacco era considerata sacra; semi e foglie di tabacco sono state trovate recentemente durante i restauri di una mummia egizia. I semi di tabacco erano usati anche dalle popolazioni della Cina -oltre tremila anni fa- quali antifecondativi.

Le prime pipe, come le intendiamo noi oggi, sono quelle diffusesi tra le Tribù del Nord America. Erano costituite da una testa in pietra a forma di T rovesciata e da un lungo bocchino in legno, canna o pietra. Le più conosciute pipe indiane sono i Calumet della pace usati dalle tribù Sioux. Il fornello di queste pipe era minuziosamente scolpito mentre il bocchino di canna nera colorato e risultava ornato di penne d’aquila, crini e strisce di pelle con significato simbolico in relazione all’uso che ne veniva fatto. Questi strumenti erano molto lunghi: misuravano un metro e oltre. Le Tribù di questa terra fumavano in occasioni eccezionali: per accogliere degnamente l’ospite importante e per onorare il Grande Spirito; il rito era il seguente: ciascuno tirava quattro sbuffate verso i 4 punti cardinali. 

Calumet

In ogni caso, gli europei impararono a fumare la pipa dalle popolazioni del sud-est degli Stati Uniti, dove sono state rinvenute pipe dal bocchino curvo e dal fornello in terracotta. Infatti, in Europa l’uso della pipa ebbe inizio tra i marinai spagnoli e alla metà del sedicesimo secolo si era diffuso in Portogallo, Francia e Olanda. Agli inizi del ‘600 era ormai tradizione in tutti i Paesi europei. Le prime pipe artigianali diffuse in Europa erano probabilmente in argilla, molto comuni in Inghilterra alla seconda metà del ‘500. Queste erano costituite da un unico pezzo ed avevano un fornello molto piccolo. All’inizio del ‘700 il fornello aumentò di dimensione e la sua forma divenne più ricercata. Contemporaneamente in Olanda iniziò la produzione in argilla con le stesse caratteristiche di quelle inglesi -dovuta all’arrivo in Olanda dei protestanti inglesi cacciati dall’Inghilterra da Giacomo I. Nel 1617 venne aperta la prima azienda artigianale. Le pipe olandesi divennero presto il prototipo della produzione europea e vennero copiate un po’ ovunque, soprattutto in Germania, in Austria, in Svizzera e in Francia. La loro fragilità e la grande diffusione con la conseguente crescente richiesta portarono a un vero e proprio boom della fabbricazione industriale. Il prezzo era molto basso e ogni compratore ne acquistava dozzine per volta. La produzione migliorò grazie alla competitività tra fabbriche e la pipa si trasformò da strumento per il fumo in oggetto d’arte. Le forme e le dimensioni cambiarono notevolmente: quella olandese in argilla bianca che originariamente era lunga dai 10 ai 30 cm diventò nei primi anni del ‘600 lunga 30-50 cm per poi assumere una lunghezza che andava oltre gli 80 cm. Nel ‘700 la pipa deve fare i conti con il propagarsi, specie nelle classi più elevate, della voga del fiuto che dà origine alla produzione di oggetti spesso di pregio artistico (si pensi alle tabacchiere) e a un vero e proprio rito sociale. La pipa, a sua volta, si impreziosisce e si differenzia nelle forme e nella materia prima: metalli più o meno nobili e persino vetro (ricercata specialità, questa, di Bristol e di Venezia).

Ma è l’uso di una nuova materia, la schiuma di mare, a segnare un’ulteriore cambiamento nel modo di considerare questo oggetto: ancor oggi sono considerate assai pregiate e ricercate nella loro limitata produzione, sia nelle forme classiche che in quelle più artistiche. La cosiddetta schiuma di mare non è altro che il minerale scientificamente conosciuto come silicato di magnesio e, almeno nella specie più pregiata, si trova solo in Anatolia (Turchia) nel sottosuolo argilloso. La schiuma ebbe il suo periodo di maggior splendore dall’800 al ‘900; le migliori erano fabbricate a Vienna. Di pipe in questo materiale ne vengono tuttora prodotte soprattutto in Turchia.

Visualizza immagine di origine
Pipa in schiuma di mare

Verso il 1850-60, con l’impiego di un nuovo legno durissimo e dalla venatura particolare, la Radica (Erica Arborea un arbusto che cresce solo sulle sponde del Mediterraneo) la pipa venne prodotta industrialmente con torni e macchine. I primi furono i francesi; seguiti dagli italiani. Così, la pipa si diffuse rapidamente in tutta l'Europa e in tutte le classi sociali.


Fonti:

https://www.romagnolopipe.it/storia-della-pipa/

https://www.gustotabacco.it/storia/183-origine-e-storia-della-pipa/

https://www.psicoterapiapsicologia.it/articoli-psicologia-psicoterapia/tabagismo-aspetti-psicologici-del-fumare

1 commento:

Gideon La Nona

“«Basta» sbottò la Reverenda Figlia, con la voce affilata come un rasoio. «Preghiamo.» Il silenzio scese sull’assemblea, come i lenti fiocch...