“«Ascoltate», attaccò il conte, e il viso gli si iniettò di fiele come il viso di un altro si tinge di sangue. «Se un uomo, attraverso torture inaudite, fra tormenti senza fine, avesse fatto morire vostro padre, vostra madre, la vostra amante, uno degli esseri insomma che quando vi vengono sradicati dal cuore vi lasciano un vuoto un vuoto eterno e una ferita sempre sanguinante, riterreste sufficiente la riparazione che vi offre la società per il fatto che il ferro della ghigliottina è passato tra la base dell’occipitale e i muscoli trapezi dell’assassino, e per il fatto che l’uomo che vi ha condannato ad anni di sofferenze morali ha patito pochi secondi di dolore fisico?»
«Sì, lo so
– rispose Franz – la giustizia umana è insufficiente come consolatrice; può
versare sangue in cambio di sangue, solo questo. Bisogna chiederle quanto è in
suo potere, e non altro». «Senza contare che vi sto portando un esempio
materiale – proseguì il conte – quello in cui la società, minata nelle
fondamenta dalla morte di un individuo, vendica la morte mediante la morte; ma
non esistono forse milioni di dolori che possono straziare le viscere dell’uomo
senza che la società se ne curi per nulla al mondo, senza che offra quell’insufficiente
strumento di vendetta di cui parlavamo poc’anzi? […]» «Sì – ribatté Franz – ed è
per punire questi che viene tollerato il duello». […] «Intendiamoci: mi
batterei a duello per una quisquilia […]. Ma per un dolore lento, profondo,
infinito, eterno, restituirei se fosse possibile un dolore pari a quello che mi
fosse stato inflitto: occhio per occhio, dente per denti, come dicono gli
orientali […]». «Ma con questa teoria che vi fa giudice e boia della vostra
propria causa – dichiarò Franz al conte – è arduo tenervi entro i limiti dove
voi stesso sfuggireste perennemente alla potenza della legge. L’odio è cieco,
la collera sventata, e colui che si mesce la vendetta rischia di bere una
bevanda amara»
Il conte
di Montecristo, Alexandre Dumas
Edito
Feltrinelli
Costo 15€
Erano mesi
che nutrivo il desiderio di iniziare quest’opera, così - verso la seconda metà
di dicembre - ho deciso di farmi cullare e accompagnare dalla scrittura di Alexandre
Dumas; ora, dopo averlo concluso (già da 17 giorni), posso dire di aver
sempre avuto nel cuore un posticino riservato ad un’opera così avvincente, elaborata
e, nel complesso, saggia. Probabilmente, ciò che più lascia esterrefatti è il
realizzare quanto intricato -e perfetto- sia l’intreccio narrativo, ma non
solo. Così, alla trama estremamente tortuosa, si affiancano le descrizioni di
atmosfere e paesaggi cupi (si pensi al castello d’If) e incantati (si
pensi al mare che circonda l’isola di Montecristo e ai continui richiami a Le
mille e una notte), i ritratti straordinariamente realistici dei personaggi
e le discussioni capaci di ispirare ragionamenti esistenziali.
Il conte di
Montecristo offre così tanti spunti di riflessione da non sapere esattamente
definirli tutti; a quale tema affrontato assegnare, dunque, il primo posto? Non
alla vendetta, che sebbene venga visto come il filo conduttore delle vicende
narrate, rappresenta solamente la punta dell’iceberg: nelle profondità dell’animo
umano si sfiorano molte altre sensazioni ed emozioni. Cosa spinge un uomo a
dedicare così tante energie alla rivalsa? Cosa porta alla vendetta? Ciò che
davvero spinge il lettore, e lo stesso Dantès, in un viaggio di 1066 pagine,
tra Francia, Italia e molte altri Stati, non è forse l’amore per la dignità
umana o per il ricordo di una vita degna di essere vissuta e – per questo –
protetta con le unghie e con i denti? Il conte di Montecristo è immenso:
dallo sconforto si passa alla speranza, dai pensieri suicidi al bisogno di
ritrovare il proprio posto nel mondo. Edmond Dantès attraversa molte fasi dolorose
e va incontro a grandissime privazioni, eppure si ritrova appagato dalla
semplice presenza dell’abate Burioni. Quanto ci salva il contatto umano? La conoscenza
di persone con cui parlare, con cui arricchire la propria esistenza? In momenti
difficili, quanto è grande o sconfinato il bisogno di una figura paterna o materna
al nostro fianco? Quanto è straziante venire a conoscenza del male che è stato
fatto ai propri affetti in nostra assenza? Ma Il conte di Montecristo è
anche perdersi tra i banditi romani, tra droghe orientali e tra mille feste e
rappresentazioni teatrali. Perciò, se avete bisogno di una lettura scorrevole ed
elaborata con maestria: eccolo.
(Foto mia) |
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