venerdì 30 aprile 2021

Poirot sul Nilo

 “La signora Allerton esclamò allegramente: «Dunque rinuncereste volentieri alle Piramidi, al Partenone, a tante bellissime tombe, ai templi… soltanto per avere la grande soddisfazione di sapere che tanta povera gente mangia tre pasti al giorno e muore nel suo letto?».

Il giovanotto la guardò accigliato.

«Secondo me, gli esseri umani sono più importanti delle pietre.»

«Disgraziatamente non si conservano altrettanto bene» ribatté Hercule Poirot.”

Poirot sul Nilo, Agatha Christie

 

Edito Mondadori

Costo 12€

 

Questo è un post un po’ diverso dal solito: uno spazio per leggere e ascoltare le vostre opinioni. Cosa ne pensate di questo dialogo? Chi vi sentite di appoggiare? Come conciliare l’importanza della vita umana con il progredire della scienza, dell’arte e dell’umanità in generale? Vi sentite più cicala o più formica? Ovvero vi sentite più invogliati a preservare il benessere del presente o quello del futuro?

Non voglio esprimere nessuna opinione, vi lascio un foglio intonso.

Fatemi sapere.

 


P.s. ho letto questo libro per #LettureaBibliopolis di  @letturanostalgica (che ringrazio sempre di cuore).


mercoledì 21 aprile 2021

Libertà

 “E allora smise di guardare i suoi occhi e cominciò a guardarvi dentro, ricambiandone lo sguardo prima che fosse troppo tardi, prima che quel legame tra la vita e l’aldilà andasse perduto, e le mostrò tutta l’abiezione che aveva dentro, tutto l’odio moltiplicato di duemila notti solitarie, mentre entrambi erano ancora in contatto con il vuoto in cui la somma di tutto ciò che avevano detto e fatto, di tutto il dolore che avevano inflitto, di tutte le gioie che avevano condiviso, pesava meno di una minuscola piuma nel vento.

- Sono io, - disse lei. – Solo io.

- Lo so, - disse lui, e la baciò.”

Libertà, Jonathan Franzen

 

Edito Einaudi

Costo 14

 

Libertà si profila all’inizio come un viaggio nella relazione tra Walter e Patty (e nel rapporto con i loro figli, Joey e Jessica, e con il migliore amico di Walter, Richard), per poi diventare qualcosa di più ampio, comprendendo e analizzando le contraddizioni e i problemi degli Stati Uniti negli anni Ottanta-Duemila. Così, in queste 645 pagine, veniamo risucchiati dall’insoddisfazione di Patty, dall’eccessivo buonismo di Walter, dal bisogno di leggerezza di Joey e dalla paura per la monotonia (e monogamia) di Richard, con costanti richiami alla situazione culturale, politica e sociale del tempo. È proprio grazie al titolo, Libertà, che capiamo quanto il pensiero politico, con la contrapposizione democratici-repubblicani, possa influenzare ed introdursi nella vita di tutti i giorni (o, viceversa, come la vita di tutti i giorni possa influenzare il pensiero politico), portando gli individui ad adottare comportamenti o sentimenti opposti su questioni basilari ed essenziali: “Da dove veniva, quell’autocommiserazione? In dosi così massicce? Patty viveva un’esistenza invidiabile da quasi tutti i punti di vista. Ogni giorno aveva a disposizione l’intera giornata per escogitare un modo di vivere dignitoso e soddisfacente, eppure tante possibilità di scelta e tanta libertà sembravano solo renderla più infelice. L’autobiografa è quasi costretta a concludere che si compativa proprio perché era libera”. In ogni caso, mettendo da parte il contesto e i riferimenti politici di cui è pregno il romanzo, la lettura si profila come una magistrale un’immersione nella psicologia di coppia. I protagonisti sono delle persone umane che devono lottare costantemente contro le proprie contraddizioni e le proprie ipocrisie; gli errori da loro commessi sono innumerevoli, in molti casi ingiustificabili, eppure li portano all’essenza, al perdono, all’educazione dell’altro e allo scorgere nel volto altrui se stessi.

Dopo averlo concluso, continuo a ritenere Patty una persona coraggiosa, che – almeno all’inizio – ha avuto la forza di imbrigliare e dominare il proprio desiderio sessuale, costruendo una vita e una relazione basata su altri punti di forza. Non penso che scegliere Walter, a discapito dell’attrazione provata nei confronti di Richard, sia stato semplice o poco temerario; al contrario, essere consapevoli del proprio bisogno di gentilezza e delicatezza richiede un certo grado di introspezione e ragionamento. Lei, optando per Walter, ha tentato di mettersi realmente in gioco (anche se spesso nel modo sbagliato) e di sconfiggere gli spettri nati da una situazione familiare ambigua. Con ciò, non nego abbia commesso molti errori e si sia rivelata, soprattutto nei confronti di Joey, una figura particolarmente tossica. Infatti, Patty si dimostra ripetutamente incapace di gestire e controllare la propria emotività, scaricando sull’altro – alla prima occasione utile – il proprio bagaglio emotivo (è una sorta scarica barile emotivo cronica); spesso, colui che si ritrova a dover gestire questo ammasso informe e putrescente, è proprio Joey, diventato una sorta di confidente nonostante il divario anagrafico. Quanto può essere estenuante dover assimilare le paure, i dubbi, le angosce e le sofferenze di un’altra persona? Quanto può essere tossico scaricare il tutto su una persona che non ha gli strumenti e l’esperienza per affrontarli (Joey è comunque giovanissimo)?

Sono rimasta incantata davanti a questi personaggi così fragili, umani e complessi. Sono rimasta profondamente commossa davanti alla bontà, spogliata di qualsiasi artificiosità, di Walter. Mi auguro lo leggiate e mi auguro possiate trovare qualcuno che, nonostante tutti gli sbagli e le difficoltà, vi possa sempre perdonare. Buona lettura.




mercoledì 14 aprile 2021

Grandi speranze

 “All’inizio con simili discorsi e poi con una conversazione di carattere più generale, il signor Wemmick ed io ingannammo il tempo e la strada, finché egli non mi informò che eravamo giunti nel distretto di Walworth. Mi fece l’effetto di un agglomerato di sentieri bui, fossati, giardinetti, insomma di un luogo isolato e piuttosto lugubre; e l’abitazione di Wemmick era una casetta di legno al centro di un magro orticello, con la parte superiore mozza e dipinta in modo da imitare una batteria munita di cannoni.

- Opera mia, - disse Wemmick, - graziosa, vero?

La lodai vivamente. Era la casa più piccola che avessi mai visto, con certe buffe finestre gotiche (la maggior parte finte) e una porta gotica, così angusta che si entrava a stento.

- Quella è una vera e propria asta da bandiera, vedete, - disse Wemmick, - e la domenica alzo una vera e propria bandiera. Ora guardate qui. Appena ho attraversato il ponte, lo alzo, ecco, così, e blocco il passaggio.

Il ponte era un’asse, messa di traverso sopra un fosso largo poco più d’un metro e profondo mezzo. Ma mi piacque l’orgoglio con cui egli lo alzò e lo assicurò, e quel sorriso di sincera soddisfazione e non puramente meccanico.

- Ogni sera alle nove, ora di Greenwich, - continuò Wemmick, - il cannone spara. Eccolo lì, lo vedete? E quando lo sentirete sparare vi sembrerà un vero cannone -. […]

- Poi, dietro, - disse Wemmick, - ma invisibile, così da non togliere l’illusione di una fortezza, perché è un mio principio che quando si ha un’idea bisogna realizzarla fino in fondo, non so se sia anche la vostra opinione…

Assentii energicamente.

- Dietro, c’è un maiale e delle galline e dei conigli; poi, per tenere in esercizio i muscoli, vedete, coltivo cetrioli, e giudicherete a cena che razza di insalata faccio crescere. Così, - disse Wemmick, sorridendo di nuovo, ma con serietà, anche, e scuotendo il capo, - se mai questa piccola piazzaforte venisse assediata, capite che potrebbe resistere, quanto a vettovaglie, per un tempo indefinito.”

Grandi speranze, Charles Dickens

 

Edito Einaudi

Costo 13

 

Grandi speranze è certamente un’opera matura e disillusa che, però, conserva un grande concentrato di tenerezza, ironia, bontà e ottimismo e, per questo motivo, rimane nel complesso sempre delicata e gioviale. Sin dalle prime pagine, si può notare la perfetta commistione di atmosfere cupe e ricche di suspence ad atmosfere ilari e tenere. Pip, il protagonista dell’opera, anche se orfano e affidato alle cure poco amorevoli della sorella, trova comunque conforto e accettazione nel rapporto con Joe, marito della sorella e quasi un padre adottivo per Pip, che cerca di condividere con lui sia i piaceri che i dispiaceri. Se Pip, durante il corso del racconto, potrà essere paragonato ad una canoa le cui condizioni cambiano a seconda del vento e che è ancora alla ricerca di una via maestra, al contrario, Joe può essere paragonato ad un albero centenario, in quanto uomo adulto che, nella sua semplicità, è irremovibilmente ed irrimediabilmente buono. Joe può essere presentato con queste semplici parole: “- E infine, Pip (e questo te lo dico seriamente, ragazzo mio), ho visto la mia povera mamma soffrire e faticare e lavorare come una schiava, senza mai un attimo di pace nella sua vita mortale, e adesso ho una grande paura di comportarmi male, non facendo ciò che è giusto verso una donna, tanto che fra le due preferisco sbagliare nel senso opposto, e trovarmi male io. Vorrei essere il solo che ci va di mezzo, Pip; vorrei che non ci fosse lo Stuzzichino per te, vecchio mio; vorrei che tutto ricadesse sulle mie spalle; ma questo è il lato buono e il lato cattivo di ogni cosa, Pip, e spero che tu vorrai perdonarmi le mie mancanze”. Così, circondato da una sorella non proprio affettuosa e dalla protezione di Joe, inizia il percorso di crescita di Pip e, ben presto, altre figure e tanti colpi di scena andranno ad arricchire il racconto: la signorina Havisham (il cui passato incombe ancora sul suo presente), Estella, Herbert, Jaggers, Wemmick e Provis/Magwitch sono solo alcuni esempi. Ogni personaggio si inserisce armoniosamente nel racconto e nella vita di Pip; da ciascuno di essi, il nostro protagonista, avrà qualcosa da imparare e con cui destreggiarsi fino alle battute finali. Sono molto interessanti le questioni morali che emergono in più occasioni: è giusto fornire del denaro senza renderne nota la provenienza? È lecito riversare le proprie paure e i propri traumi su un bambino? È normale rinnegare di punto in bianco le proprie origini e chi, fino a quel momento, ci è stato vicino?

In ogni caso, uno dei personaggi che più ho apprezzato, oltre alla complessità della signorina Havisham e di Estella, è stato Wemmick e, proprio a lui, ho voluto dedicare l’estratto iniziale. Ci sono sicuramente parti dell’opera molto più incisive, riflessive e acute, ciononostante continuo a vedere nel dialogo riportato sopra la vera essenza e il vero obiettivo del racconto: imparare a riconoscere chi realmente è in grado di accogliere bonariamente le nostre stranezze, la nostra vita di tutti i giorni e i nostri talloni d’Achille. Wemmick, in questo frangente, mostra a Pip la sua originalissima dimora e, nel farlo, si mostra fragile, fiero e orgoglioso di ciò che nel tempo è riuscito a realizzare, sebbene questo si scontri col socialmente accettato dell’epoca (chi mai metterebbe un cannone nella propria dimora?). Ecco che, grazie all’ironica e magistrale penna di Dickens, Pip si trova in una sorta di Terra di Mezzo e, dopo essersi perso nella Londra dei gentiluomini, si ritrova nella semplicità di una piccola dimora. Vi consiglio caldamente quest’opera. Buona lettura.

P.s. l'opera è stata letta per il gdl #universoDickens.



lunedì 12 aprile 2021

Circe

 “Circe, dice, andrà tutto bene.

Non sono parole di un oracolo né di un profeta. Sono parole che potresti dire a un bambino. L’ho sentito che le diceva alle nostre figlie, nel cullarle per farle riaddormentare dopo un incubo, nel medicare le loro piccole ferite, nel placare qualsiasi loro tormento. Sotto le dita, la sua pelle mi è familiare quanto la mia. Ascolto il suo respiro, tiepido sull’aria notturna, e in qualche modo mi conforta. Lui non intende dire che non fa male. Non intende dire che non siamo spaventati. Solo questo: che siamo qui. E questo che vuol dire nuotare nella corrente, camminare sulla terra e sentirne il tocco sotto i piedi. È questo che significa essere vivi.”

Circe, Madeline Miller

 

Edito Marsilio - Feltrinelli

Costo 12

 

In queste pagine Circe compie un processo di crescita immenso, da primogenita inesperta e priva di una guida che le insegni come comportarsi tra le divinità e gli uomini, si trasforma lentamente in una persona indipendente, autosufficiente ed esperta. In questo volume si percepisce appieno il concetto di lavoro proposto da Marx ed Engels ne L’ideologia tedesca del 1845: solo attraverso il lavoro - libero e creativo – l’uomo prende coscienza di sé e delle sue capacità (“Si possono distinguere gli uomini dagli animali per la coscienza, per la religione, per tutto quello che si vuole; ma essi cominciarono a distinguersi dagli animali allorché cominciarono a produrre i loro mezzi di sussistenza... Producendo questi gli uomini producono indirettamente la loro stessa vita materiale”). Circe diventa umana – e anche divina, magica - e consapevole del proprio corpo, della propria mente e dei propri bisogni, solamente nel momento in cui incomincia a produrre e lavorare con le proprie mani. Il solo osservare e studiare le erbe, che arricchiscono il paesaggio di Eea, rende Circe libera e capace di prendere in mano la propria esistenza, anche se confinata sull’isola. Perciò, da questo punto di vista, Circe è un’opera estremamente formativa. È interessante osservare anche le dinamiche che la coinvolgono come primogenita: il primogenito è colui che – appunto - per primo cerca di approcciarsi alle figure genitoriali e di capire come comportarsi in loro presenza; gli altri figli sono avvantaggiati da questo punto di vista perché imparano dal figlio maggiore cosa fare, come reagire e cosa evitare. Circe ha inconsapevolmente su di sé un compito estremamente gravoso, ovvero il doversi approcciare ingenuamente a due figure narcisiste e, per certi versi, spietate. Questo spiega la confusione e la difficoltà dei primi decenni della sua esistenza. 

Insomma, Circe cresce, anche se lentamente e non abbandonando mai il suo carattere ingenuo, e scopre un mondo prima impensabile: trova rifugio tra gli animali e gli uomini, impara a difendersi e, al contrario di Medea, a dominare emozioni titaniche. È stato proprio il confronto Circe-Medea a farmi, in parte, apprezzare un’opera che avrei trovato altrimenti spenta e approssimativa. Non sono, infatti, riuscita a rimanere - nel complesso - soddisfatta della narrazione e della struttura del racconto. Ho trovato dei personaggi interessanti ma raccontati con avventatezza, superficialità e banalità. Non voglio sembrare una sbruffona, ma la verità è che ho provato più volte il desiderio di cancellare alcune pagine e riscriverle dall’inizio. Non è un libro che mi ha lasciato emotivamente molto, purtroppo. In ogni caso, risulta una lettura interessante se volete approfondire i rapporti tra le varie divinità greche. Buona lettura.



Gideon La Nona

“«Basta» sbottò la Reverenda Figlia, con la voce affilata come un rasoio. «Preghiamo.» Il silenzio scese sull’assemblea, come i lenti fiocch...