sabato 15 maggio 2021

Tutto chiede salvezza

 “Vorrei avere una corazza, un’armatura del migliore ferro, capace di tenermi distante dalle cose, vorrei non disperarmi per la disperazione degli altri, non sentire la madre di Giorgio come mia madre, la vita degli altri saldata alla mia come un patto di sangue. Perché il dolore costa fatica, ho vent’anni ma ho sofferto per mille, rimanendo sempre uguale a me stesso: un bambino, come Giorgio, di fronte a un dolore che non puoi conoscere né addomesticare. Ma i bambini non sono fatti per il dolore, nascono dalla gioia, per vivere in dolcezza gli amori che verranno.”

Tutto chiede salvezza, Daniele Mencarelli

 

Edito Mondadori

Costo 13

 

Ho desiderato immergermi in Tutto chiede salvezza per molto tempo, ma per vari motivi ho sempre rimandato la lettura, fino a quando – una settimana fa – non ho deciso di farmi trascinare in questo racconto così potente e commovente. Sono una persona che generalmente predilige i racconti lunghi, che con la loro mole esplorano lentamente e approfonditamente l’animo umano, ma in questo caso mi sento di rivedere completamente le mie preferenze: Tutto chiede salvezza in sole 189 pagine arriva dritto al cuore, è come un pugno allo stomaco fatto di dolore, sofferenza, bisogno di comprensione, bisogno di salvezza e, allo stesso tempo, dolcezza. Mi sono commossa all’inverosimile davanti alla vulnerabilità di Daniele, Gianluca, Giorgio, Mario, Madonnina e Alessandro: i personaggi che animano queste pagine e che, per diverse ragioni, si ritrovano insieme nel reparto di psichiatria (ad esempio Daniele, la voce narrante, si trova ad affrontare il suo primo TSO – trattamento sanitario obbligatorio); ma sono rimasta ancor più toccata e intenerita dal loro bisogno di presenza, di compagnia e di vicinanza sia fisica che mentale. Attraverso le loro esperienze capiamo cosa voglia dire perdersi in luoghi oscuri, fatti di emozioni tiranniche, difficilmente gestibili e spesso in grado di sballottare, accartocciare e frantumare l’io come se fosse fatto di carta velina.

La malattia mentale, in tutte le sue sfumature, è sempre un qualcosa di totalizzante che ti lascia in balia sia di tempeste e naufragi che di difficili camminate attraverso sabbie mobili o paludi mortifere; eppure, probabilmente, le cose peggiori che si possono provare sono l’estremo senso di solitudine e la costante consapevolezza di essere diversi, difettosi o rotti. Questo piccolo romanzo esplora questa immensa solitudine, questo ritrovarsi davanti a figure professionali che riducono l’uomo alla sua malattia e che spesso, al posto di accompagnarlo e proteggerlo, lo privano ulteriormente di quel poco di dignità rimasta; ma, al contempo, esplora anche l’instaurarsi di amicizia e fratellanza tra coloro che si sentono diversi e persi. Insomma, sono pagine estremamente toccanti e che mi sento di consigliare dal profondo del cuore. Vi auguro una buona lettura.



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