giovedì 4 novembre 2021

Frieren - Oltre la fine del viaggio

“Se morissi così...
... Tutte le cose che ho imparato da lui, come il coraggio, la forza di volontà, l'amicizia...
... e persino i ricordi preziosi che mi ha lasciato, non svanirebbero forse per sempre da questo mondo?
E se anche tu ti porti dentro ricordi preziosi...
... morendo, li sprecheresti”.
Frieren - Oltre la fine del viaggio (volume 1), Kanehito Yamada (story) & Tsukasa Abe (art)

Edito J-Pop
Costo 6,50€


Frieren, un'elfa dai grandi poteri magici, si è unita ad un semplice ma coraggioso umano (eroe Himmel), ad un sacerdote amante dell'alcol (Sacerdote Heiter) e ad un nano combattente (Guerriero Eisen) per poter sconfiggere il Re Demone. All'inizio del volume, il Re Demone è già stato sconfitto e i quattro compagni tornano a casa, consapevoli di essere irrimediabilmente segnati e di dover prendere - dopo dieci anni di avventure insieme - strade diverse.
Ciò che spicca, al di là delle differenze fisiche dei vari personaggi, è il modo in cui ognuno di loro vive e sente lo scorrere del tempo: Himmel, nonostante abbia una vita da umano (più breve rispetto ai suoi compagni), è capace di cogliere immediatamente il senso delle cose ed il bisogno che ogni essere ha di ricevere bontà e dolcezza; Sacerdote Heiter, la cui esistenza nella Città Santa gli consente qualche anno di vita in più rispetto ai comuni mortali, è consapevole del ruolo che il piacere ha nell'esistenza di un individuo; Guerriero Eisen, la cui discendenza nanica gli consente di vivere più a lungo dei primi due, impara presto ad ascoltare il proprio corpo, a rispettare i propri limiti e a non forzarlo eccessivamente;
Frieren, elfa di nascita e per questo destinata ad una vita lunghissima (parliamo di millenni), al contrario si sente persa, ha difficoltà a svegliarsi la mattina e fatica a provare e conservare emozioni.
L'incontro tra Frieren ed Himmel, ovvero di due modi opposti di percepire lo scorrere del tempo, innescherà qualcosa di estremamente interessante: Frieren andrà alla ricerca di se stessa, impegnandosi a modificare la propria concezione del tempo e cercando di cogliere aspetti che prima non considerava minimamente.
Frieren, nella scoperta di sé e di chi l'ha accompagnata per dieci anni, imparerà tantissimo. 
Questo volume è di una dolcezza unica, non saprei veramente come altro descriverlo. 
Mi auguro vi piaccia.

giovedì 21 ottobre 2021

Deve essere pazza

 “Hai dimenticato chi sei. Perciò ascolti la sua retorica e ti dici che il tuo corpo sarà di tua proprietà quando qualcuno gli avrà attribuito un prezzo al quale sarai disposta a ricomprarlo. Ma pare che tu non lo sia mai. Non vuoi mai ricomprarlo perché viene offerto in una confezione tanto irriconoscibile che speri che l’ultima transazione implichi che non sarà più tuo.

«Per favore, per favore, prendimi e basta. Prendimi tutto, così non ne sarò più responsabile.»

La tua responsabilità ti sembra straziante e complicata e sfinita. Tante volte hai provato a liberare il tuo corpo ma adesso è talmente ingarbugliato che non sai più come fare.

Sei perduta. Sei stanca. Sei vulnerabile. Ignaro, proprio a causa di queste cose, il tuo cervello piagnucola per conto del tuo corpo:

«Per favore, per favore, prendimi e basta. Prendimi tutto, così non ne sarò più responsabile».

Finché un giorno un uomo lo fa, […]. Ti è già capitato altre volte, ma fino a questo momento non ti sei resa conto del pericolo”.

Deve essere pazza, Charly Cox

 

Edito HarperCollins

Costo 12€

 

Le circa 150 pagine di cui è composto Deve essere pazza, sono un intreccio di prosa e poesia che ricordano e rivivono l’inadeguatezza del sentire e dell’essere in un mondo narcisista e maschilista, basato sull’apparenza e sull’appagamento del desiderio maschile. Charly Cox mette in risalto la consuetudine nel definire “pazza” qualsiasi persona si discosti dal volere altrui, spesso un volere maschile (ma non solo, come ci insegna Nella casa dei tuoi sogni): tu puoi usarmi, puoi avere accesso al mio corpo e alla mia mente in qualsiasi momento, ma io non posso pretendere nulla, perché nel momento in cui pretendo, divento automaticamente incontrollabile, pazza. Eppure, la pazzia mette in risalto un altro aspetto, approfondito anche nel volume, ovvero: io stessa mi sento così, pazza, perché voglio qualcosa che l’altra persona non è disposta a darmi (rispetto, affetto, dolcezza ed amore), ciononostante continuo a chiederlo e a sperare nell’altro (spesso, ci si comporta come neonati e non si capisce che le persone senza cuore, fredde, manipolatrici e vuote esistono realmente).

Quanto è difficile riconoscere il proprio valore e i propri diritti (perché essere rispettati, ascoltati e trattati con amore sono dei diritti), in questo mondo? Quanto è difficile potersi innamorare con tranquillità? Perché, mentre ci si concentra sulla bellezza del sentire, bisogna comunque prestare attenzione ai possibili segnali d’allarme, bisogna occupare il proprio spazio (se all’inizio ti rintani in un angolino e lasci all’altra persona il resto della stanza, poi è difficile riottenerla indietro, anche se di diritto ti appartiene) e, nel frattempo, bisogna sempre tenere a mente le possibili vie di fuga. Deve essere pazza è, in particolare, un promemoria per coloro a cui, durante la crescita, non è stato insegnato a riconoscere e ad affermare il proprio valore. Le emozioni e le esperienze trasposte in poesie e riflessioni sono spesso chiarificanti ed educative (leggere del dolore, delle mancanze di rispetto e della brutalità a cui si può andare incontro è sempre educativo e risveglia il nostro senso di auto-conservazione).

Amare, voler conoscere l’altro e rendersi vulnerabili non è mai la via più semplice: abbiamo tutti l’interruttore sentimenti/apatia, siamo tutti capaci di disprezzare l’affetto e i sentimenti, siamo tutti capaci di essere cinici e ferini. Eppure, crescere significa conoscersi (conosci te stesso) e la sfera emotiva e sentimentale fa parte del nostro essere.

“Il polpo ha tre cuori

Dove trova il tempo di usarli?”

 

Ringrazio di cuore Piccolomondolibro per avermi consigliato questo titolo!



mercoledì 13 ottobre 2021

Nella casa dei tuoi sogni

 “La Sirenetta soffre anche in altri modi. Il processo di crescita delle gambe è doloroso, come se un coltello le stesse tranciando la coda. Danza meravigliosamente perché, ogni volta che azzarda un passo, prova un dolore lancinante. Eppure, il principe non sceglie lei. […] Ma prima di questo, la strega le prende il muscolo della lingua e incide la carne. […] A volte ti viene tolta la lingua, e a volte te la mordi da sola. A volte vivi, a volte muori. A volte hai un nome, a volte vieni nominata per quello che – e non per chi – sei. La storia è sempre un po’ diversa, a seconda di chi la racconta. C’è un detto quechua: ‘El que me nombre, me rompe’. Tutto quello che mi nomina, mi spezza. La soluzione, ovviamente, è il “silenzio”. Ma la verità è che chiunque sa il tuo nome può spezzarti in due.”

Nella casa dei tuoi sogni, Carmen Maria Machado

 

Edito Codice Edizioni

Costo 17

 

Ho letto Nella casa dei tuoi sogni tantissimi mesi fa, eppure mi è impossibile cancellare le sensazioni che questo libro mi ha dato. Carmen Maria Machado - in modo poetico e sublime - mette a nudo la sua anima, ripercorrendo il dolore, la solitudine e la confusione dati dall’aver vissuto una relazione tossica, abusiva e dannosa. In queste 344 pagine, si respira veramente cosa significhi ritrovarsi ostaggio di una persona violenta sia sul piano psicologico che (poi) fisico. In queste pagine, vengono veramente analizzati l’amore, la passione, la dolcezza, l’alone di normalità e la bellezza che caratterizzano l’incontro con “la persona dei propri sogni”; per poi parlare approfonditamente dell’inganno, dei primi segnali di abuso, dell’insicurezza e della paura che queste persone generano dentro di noi. Perché, come ci viene mostrato in questo libro, nessuno di noi è immune a questo genere di abusi, spesso solo dopo averlo sperimentato si riesce a proteggersi (e alcune volte neanche dopo averlo sperimentato, la stessa Carlotta Vagnoli parla spesso della luna di miele che segue le prime violenze, perché tutti ci ritroviamo a sperare non si ripetano più): “Da bambina, ho imparato che quando una malattia infuria nel corpo si sviluppa l’immunità. Il nostro corpo è geniale, anche quando noi non lo siamo. Non si limita a guarire – impara. Ricorda. (Tutto questo, ovviamente, se non ti uccide prima.)

Dopo la casa dei miei sogni, ho sviluppato un sesto senso. Si attiva in situazioni a caso […]. Una repulsione fisica che arriva sulla scia di assolutamente niente, qualcosa di simile all’eccesso di saliva acida che precede il vomito. Fastidiosa, irritante ma importante: l’allarme geniale del mio corpo geniale”.

La violenza può veramente essere ovunque: in relazioni eterosessuali o queer, ma anche in semplici relazioni di amicizia; la violenza può provenire anche da persone che reputiamo simili a noi, perché magari hanno gli stessi nostri gusti musicali o letterari o perché semplicemente sono parte della nostra famiglia. In particolare, in questo caso, viene analizzato l’abuso all’interno di relazioni non eterosessuali; quanto può essere difficile riconoscere o sentire i campanelli d’allarme (già di per sé flebili), quando ci si deve già preoccupare di combattere la cultura omofoba? Quanta sofferenza può causare il doversi difendere su più fronti? Quanto ci può rende vulnerabili, spaesati e fragili?

Nella casa dei tuoi sogni è un’opera meravigliosa, che esamina con accuratezza la difficoltà nel riconoscere l’abuso a cui l’altra persona ci sta sottoponendo: “Una donna ha nascosto la mia cosa e io non riesco a ritrovarla. È proprio così. Non riesco a ritrovare quello che è andato perduto. Ci provo e riprovo, e non ci riesco. E più non ci riesco, più mi riduco. Mi riduco in polvere, legno, vermi. È una cosa tremenda, quel simbolo perduto. La gente sa. La gente può rispondere con parole che sono pietre. La gente ti conoscerà per le tue ferite, perché sei senza pelle. La gente dice solo cose come ‘Perché non te ne sei andata / Perché non sei scappata / Perché non hai parlato?’

(E anche ‘Perché sei rimasta?’)

Io cerco di parlare, ma non ci riesco, non ci riesco, non ci riesco. Questo è quello che non ho capito finora: questa costrizione contamina. È un veleno. Giorno e notte, finché non scappata, stavo continuando a bere veleno”.

Nella casa dei tuoi sogni merita veramente la popolarità ricevuta in questi mesi, perché è un libro in grado di sensibilizzare profondamente coloro che lo leggono.


giovedì 7 ottobre 2021

Tu l'hai detto

“Quella che appare come una moderna visione dell'uomo e del mondo è una storia vecchia di millenni, recitata dagli stessi personaggi, solo che di volta in volta si presenta in una veste diversa. Chi conosce i miti li vede tornare in tutte le forme, gli eroi e i vili, i signori e i servi, gli dèi e gli angeli caduti,il tradimento, la morte violenta e la rinascita, frammentazioni e ricomposizioni dell'unità, [...]. Quando ti imbatti in un Icaro sai già che un giorno dovrà cadere, se ti addormenti con Dr. Jekyll sai che il mattino dopo potresti svegliarti accanto a Me. Hyde. E se incontri un'Elettra sai che ucciderà sua madre, o la madre che è dentro di lei.”

Tu l'hai detto, Connie Palmen

Edito Iperborea
Costo 17€

Ho iniziato questo libro con la speranza di essere “iniziata” alla vita di Sylvia Plath, prima di approfondirne la conoscenza attraverso la lettura delle opere, e – dopo averlo concluso – posso ritenermi in parte soddisfatta. Ciò a cui Connie Palmen dà vita è un rapporto contraddittorio, vero, alcune volte simbiotico e altre antagonistico, doloroso, profondo, intenso, competitivo, dolce e tenero. Eppure, in queste 252 pagine, la narrazione viene affidata esclusivamente a Ted Hughes, marito della PlathAttraverso le sue parole, ripercorriamo i sette anni di conoscenza e matrimonio che li hanno legati e, alla fine, allontanati per sempre. Connie Palmen ha una scrittura sublime, che non solo incanta il lettore, ma lo trascina in un vortice di emozioni e sensazioni di un’intensità estremal’impressione che si ha, sin dai primi paragrafi, è quella di avere davanti la coppia Sylvia-Ted in carne ed ossa. Perciò, dal punto di vista narrativo è un’opera impeccabile e ben riuscita, ma che – a mio avviso – perde di equità e di veridicità nel momento in cui viene affidato a Ted il compito di spiegare, mostrare ed analizzare anche Sylvia. Nelle pagine contenenti i Riferimenti bibliografici, viene espressamente affermato che “La guida più importante durante la stesura di questo romanzo sono state le 88 poesie di Lettere di compleanno, la raccolta che Ted Hughes pubblicò dieci mesi prima di morire”. Alcune volte, la stessa Palmen, affida a Ted delle battute che lo fanno sembrare estraneo o quasi uno sconosciuto nei confronti di Sylvia. Ecco che sorge spontanea una domanda: è davvero possibile affidare il racconto di Sylvia a Ted? Quanto si conoscevano in realtà? Perché Ted inizia una relazione con Assia Wevill proprio nel periodo in cui Sylvia può dedicarsi anima e corpo nel suo lavoro di scrittrice? Perché Sylvia supporta e sopporta il successo di Ted, quasi accudendolo come un bambino, mentre Ted si divincola e annienta la loro relazione non appena lei si dedica alla sua carriera? Perché Ted può sentirsi imprigionato, mentre Sylvia no? 
Le domande che grazie a questo bellissimo, anche se in parte carente, romanzo sorgono nel lettore sono molteplici e stimolanti. Mi auguro vi piaccia e vi spinga ad approfondire le vite di questi due poeti e scrittori.

domenica 26 settembre 2021

La metà scomparsa

“Un corpo era fatto di epidermide, muscoli e nervi, ossa e sangue. Un corpo si poteva etichettare ma una persona no, e la differenza fra le due cose dipendeva da quel muscolo che abbiamo nel petto. Quell'organo amato, non senziente, inconsapevole, che non prova sentimenti ma continua a pompare, tenendoci in vita”.
La metà scomparsa, Brit Bennett

Edito Bompiani
Costo 19€ 


Se mi dovessero chiedere di descrivere La metà scomparsa con una sola parola, probabilmente impiegherei il termine ‘interessante’.
Interessante perché questo romanzo porta a ragionare sul colore della pelle da una prospettiva nuova, capace di demolire - in un attimo - qualsiasi rimasuglio delle teorie razziali pseudoscientifiche dei secoli scorsi. Bennett ambienta la sua storia a Mallard: un paesino popolato da persone dalla carnagione chiara ma comunque considerati neri (per via della loro discendenza non bianca). 
Ogni abitante della cittadina ha un retaggio troppo scuro per essere considerato un “vero” bianco, ma al contempo troppo chiaro per essere considerato un “vero” nero. In questo limbo vengono al mondo le sorelle (gemelle) Vignes (Stella e Desiree), che si muovono tra i due mondi (bianco-nero) in modo quasi opposto: Desiree abbracciando il suo essere nera, Stella sognando una vita da bianca.
È tra queste pagine che al lettore viene posta la fatidica domanda: cosa rende una persona nera, nera e una persona bianca, bianca? Il colore della pelle è la risposta ovvia. Ma, allora, cosa succede nel momento in cui la carnagione è a metà strada tra le due? 
Succede che i pregiudizi cadono a terra in frantumi: inutili. 
Eppure, per quanto abbia apprezzato i temi trattati (si parla anche di maternità, di violenza di genere e di transizione sessuale), ho trovato le 380 pagine di cui è composto questo libro, troppo “poche” per poter descrivere e caratterizzare appieno tutti i personaggi proposti. Di conseguenza, non sono riuscita a sentirmi pienamente parte di quest'opera, che ho trovato sotto altri aspetti valida.
In ogni caso, mi auguro vi faccia riflettere. Buona lettura.

giovedì 23 settembre 2021

La via dei Re

“«‘La mia famiglia viaggiò a Urithiru col metodo diretto, e mi stava attendendo da settimane quando arrivai. Non fui riconosciuto al cancello, poiché la mia criniera era diventata piuttosto folta senza un rasoio a domarla. Una volta rivelatomi, fui portato via, agghindato, nutrito, accudito e rimproverato precisamente in quell'ordine. Solo dopo che tutto questo fu finito mi venne finalmente chiesto il proposito del mio viaggio. Non avrei potuto semplicemente prendere la strada facile e comune per la città sacra?’» [...]
«‘Sì, avrei potuto viaggiare rapidamente. Ma tutti gli uomini hanno la stessa destinazione ultima. [...]
E così, la destinazione ha importanza? O ce l'ha il sentiero che prendiamo? Io dichiaro che nessun risultato ha la stessa importanza della strada usata per raggiungerlo. Noi non siamo creature di destinazioni. È il viaggio che ci forma. I nostri piedi callosi, le nostre schiene forti per aver portato il peso dei nostri viaggi, i nostri occhi aperti con la gioia recente di esperienze vissute’.»”

La via dei Re, Brandon Sanderson

Edito Fanucci
Costo 30€

Scrivo queste righe dopo aver concluso - già da qualche giorno - questo bellissimo mattone di 1137 pagine. L'ho iniziato con un po' di ingenuità, ovvero con la sola speranza di venire intrattenuta e coccolata; al contrario, mi sono ritrovata immersa in un mondo sapientemente costruito e in grado di regalare delle emozioni che non provavo dai tempi de Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco dello (zio) Martin. Perciò, lo consiglio caldamente a chi ha bisogno di una pausa ed allo stesso tempo di sentirsi stimolato e motivato.

Nel complesso, ho apprezzato particolarmente l'ottimismo di cui sono intrisi i personaggi di Sanderson: in un mondo (Roshar) profondamente classista e - in alcuni casi - chiuso, spesso impegnato in sanguinose guerre, il tocco incorporeo ed imprevedibile degli spren (*) è capace di restituire dignità e speranza.
Al di là dell'intreccio, estremamente interessante ed eccitante, in queste pagine ci sono dei passi stupendi, come quello riportato sopra. Probabilmente, è proprio questa la peculiarità della scrittura di Sanderson: in ogni capitolo si viene spronati a godersi il viaggio e a vivere ad ogni costo la propria esistenza, nonostante tutto e tutti.

L'unico difetto trovato è stato di natura narrativa: in alcuni momenti, ho avuto l'impressione che la narrazione fosse forzata, portata avanti solo per il lettore e non - al contrario - che si svolgesse indipendentemente da quest'ultimo. Il motivo è verosimilmente dovuto alla complessità dell'intreccio che rende difficile mantenere il passo con gli innumerevoli accadimenti. In ogni caso, ho davvero apprezzato questo mondo e non vedo l'ora di poter continuare la lettura. 

(*Spren: delle creature incorporee, molto comuni, spesso invisibili - decidono loro a chi mostrarsi, poco considerate e dotate di innumerevoli capacità e peculiarità. Vengono classificate proprio in base alle loro caratteristiche, ad esempio: i fiammaspren sono degli spren che si manifestano - vengono proprio attirati - nel momento in cui viene accesa una fiamma, i pioggiaspren quando piove e così via.)

domenica 19 settembre 2021

Mare aperto

“Sopra di voi stanno sospesi i rimasugli dell'estate, mentre lei descrive un'estate prima di conoscerti, che aveva passato a lavorare a Dublino. Un periodo in cui la città dava sensazioni diverse, nella quale riusciva a respirare stando lì. Che strano modo di dire, ricevere il permesso di respirare, pensi, dover chiedere l'autorizzazione per una cosa così naturale, che sta alla base della vita: è come se si dovesse chiedere l'autorizzazione per vivere. Cerchi di ricordarti le occasioni nelle quali non riuscivi a respirare, quelle in cui ogni inspirazione richiedeva uno sforzo, per cercare di superare il peso piantato sul lato sinistro del petto, per cercare di superare il peso di dover sapere come si fa a respirare qui...”
Mare aperto, Caleb Azumah Nelson

Edito Atlantide
Costo 16€

Mare aperto è un libro così poetico, ritmico e armonico da avvolgerti e traghettarti sulle sue note, catturando ed eliminando qualsiasi perturbazione domini la tua esistenza.
Sarebbe troppo riduttivo affermare che le sue 195 pagine esplorano l'intimità tra due esseri, perché - in realtà - è una storia che racconta il sentire umano nelle sue innumerevoli sfaccettature. È, soprattutto, una storia che parla - e alcune volte urla - il disagio e la sofferenza che si provano nel vivere non visti: “Un conto è essere guardati, un altro è essere visti”. Cosa si prova nell’essere Neri in un'Inghilterra profondamente razzista?
Chiediamolo a chiunque altro sia mai rientrato in un identikit: hai mai dovuto fingerti morto? Ti è mai capitato di non essere visto? Sei stanco?”.
Cosa si prova? E di conseguenza, quale sentimento si amalgama perfettamente alla tua vita quotidiana? Cosa diventa un tutt'uno con il tuo essere? La paura. Una paura sconfinata che ti martella la testa e ti porta a chiederti: sarai tu il prossimo? Sarai tu la prossima persona stesa a terra, inerme, mentre il sangue abbandona un corpo che spesso ti è sembrato essere non tuo?
Caleb Azumah Nelson ti porta a vivere sulla tua pelle stanchezza, dolore, panico, delusione, ma anche gioia, dolcezza e amore:
Perché, alla fine del tunnel c'è qualcosa capace di spodestare il panico: “Hai paura. Ma quando senti la musica e qualcosa, qualcosa ti prende, ti fa chiudere gli occhi, muovere i piedi, i fianchi, le spalle, dondolare la testa, ti scava dentro e ti invita a fare altrettanto, ti conduce, anche se solo per un attimo, verso qualcos'altro che non ha un nome, e non ne ha bisogno, che fai, lo metti in discussione? Oppure balli, anche se non conosci la canzone?”.
Mi auguro vi piaccia, buona lettura.


Un giorno tutti diranno di essere stati contro

 “Oggi ho visto il filmato di un uomo che baciava il piede del figlio mentre lo seppelliva. Il corpo era talmente dilaniato dai missili che ...